Piccola guida del profano alle lenti a contatto

Considerazioni introduttive

Questo testo è semplicemente il risultato del mio desiderio di condividere la mia esperienza con le lenti a contatto con altre persone. Esso è l'equivalente, un po' elaborato, dei giudizi degli utenti sulle lenti a contatto da loro usate che si ritrovano su svariati siti recanti opinioni dei consumatori. Può essere utile a chi sta appena cominciando ad esaminare l'ipotesi di passare alle lenti a contatto, e a chi già le usa da svariati anni. In ogni caso si tratta semplicemente dell'opinione di un singolo consumatore. Le affermazioni contenute in questo testo non sono il frutto di conoscenze scientifiche, semplicemente sono le mie sensazioni sinceramente riportate. Usate a vostro rischio e pericolo. Effettuate periodicamente i controlli alla vista avvertendo il vostro oculista che siete portatori di lenti a contatto o che intendereste diventarlo.

Perché le lenti a contatto

Gli svantaggi degli occhiali sono evidenti:
Limitazione del campo visivo
Gli occhiali limitano la visione periferica, e creano nell'occhio la brutta abitudine di guardare sempre attraverso il punto più nitido (o semplicemente meno sporco) della lente, cioè il centro. Ciò riduce la mobilità oculare. Se osservate una persona dalla vista sana mentre le parlate, vedrete che la persona sana mentre parla sposta continuamente, quasi freneticamente l'attenzione su punti diversi sebbene ravvicinati del viso dell'interlocutore o dell'ambiente circostante. La visione umana normale infatti è tale che noi non guardiamo indistintamente davanti a noi ma "fissiamo l'attenzione" su un punto per pochi decimi di secondo, per poi fissare l'attenzione su un altro punto e così via. Questi continui piccolissimi spostamenti del globo oculare sono una necessaria ginnastica per i muscoli che ne governano il moto. La persona miope probabilmente - soprattutto quando la miopia insorge nell'adolescenza, in corrispondenza di stati di tensione psicologica, di disagio o di affaticamento psichico - non è miope per un difetto di curvatura del cristallino o per un difettoso funzionamento del muscolo tensore del cristallino, ma è miope poiché le sue tensioni nervose, "scaricandosi" sui muscoli che governano il roteare dei globi oculari, tendono questi muscoli con l'effetto di deformare il globo oculare e spostare la retina al di fuori del piano di fuoco. Uno dei modi quindi per imparare a ridurre la miopia o almeno a prevenire un costante peggioramento è capire che la miopia è assai spesso il risultato di una tensione psicosomatica che si scarica sui muscoli dell'occhio, imparare ad avvertire la tensione degli occhi, a rilassare gli occhi, a rilassare la mente (si vedano a questo proposito le voci Teoria alternativa sui difetti della vista e la Bibliografia).
Gli occhiali contribuiscono grandemente al peggioramento della miopia. Infatti, "costringendo" l'occhio a guardare attraverso il punto per lui meno faticoso (il centro della lente, dove la nitidezza è maggiore e la distorsione prospettica minore) limitano questi costanti movimenti del globo oculare e quindi finiscono col peggiorare la miopia. Del resto è anche facile distinguere a prima vista i portatori di lenti a contatto che vengono da molti anni passati dietro a occhiali di notevole gradazione: sono infatti queste le persone che vi guardano fissamente negli occhi o alla radice del naso, dandovi un senso di disagio. Naturalmente vi guarderebbero con la stessa fissità indossando gli occhiali, ma noi siamo abituati a non notare che le persone con gli occhiali ci guardano fissamente, mentre siamo abituati, anche se non ce ne rendiamo conto, a non essere guardati "fissamente" da persone senza occhiali, e giudichiamo "strane" certe persone per il loro guardare fissamente negli occhi. Credo che fare caso a questa piccola differenza sia un ottimo modo per convincersi che "senza occhiali è meglio".
Distorsione del campo visivo
Gli occhiali deformano l'ambiente circostante introducendo una distorsione "a cuscinetto". Potrete facilmente rendervi conto di questo ponendovi ad esempio a qualche metro dal muro e osservando la linea di congiunzione tra parete e soffitto, oppure lo spigolo di un armadio.
Se, senza indossare occhiali, cercate di abbracciarne una grossa porzione con un unico sguardo (senza osservare un singolo punto) noterete che la linea vi appare curva, questo è dovuto ad una ovvia questione di prospettiva.
Se ora indossate gli occhiali e guardate allo stesso modo, vedrete che la curvatura della linea è notevolmente aumentata. In generale la distorsione è maggiore quanto più si utilizza un punto della lente lontano dal centro, ed è tanto maggiore quanto maggiore è il difetto visivo che la lente deve correggere.
Noterete anche che, quando cambiate occhiali, rischiate di inciampare per le scale. Infatti se i nuovi occhiali sono diversi dai precedenti, può capitare che abbiano una diversa deformazione prospettica e, dando una fuggevole occhiata in basso nel salire le scale, usando quindi una parte molto periferica della lente, vedrete lo scalino a una posizione e a una altezza diversa da quella reale, e potrete inciampare. La vostra mente in qualche modo "tiene conto" della deformazione prospettica dell'occhiale e quindi dopo i primi giorni e i primi inciampi l'inconviente si ridurrà, ma si potrebbe ripresentare cambiando occhiali.
Questa cosa mi è capitata più volte passando da un paio di occhiali ad un altro. La distorsione del campo visivo è a volte discretamente pericolosa. Un altro esempio di incidente facilmente attribuibile agli occhiali è il dare una "testata" contro lo stipite di una porta o comunque un passaggio basso, cosa che può capitare a chiunque ma sono certo capiti più frequentemente ai portatori di occhiali che alle persone senza.
Peso
Gli occhiali pesano, e nelle giornate d'estate la pelle irritata dal sudore in corrispondenza del "nasello" degli occhiali o sulle orecchie può dare anche molto fastidio.
Pericolosità
Sebbene le lenti in materiale plastico abbiano notevolmente ridotto questo problema, rimane il fatto che in caso d'incidente d'auto o in motocicletta l'avere indosso gli occhiali costituisce un aggravamento del rischio di farsi in qualche modo male. A questo aggiungerei il maggiore rischio di inciampare per le scale o di dare testate agli stipiti dovuto alla distorsione del campo visivo.
Aggravamento della miopia
La distorsione del campo visivo, la maggiore nitidezza al centro, spingono l'occhio a guardare "fissamente" e la mancanza di ginnastica che ne consegue non facilita il rilassamento dei muscoli che regolano il movimento del globo oculare, il che facilita o è esso stesso causa di miopia (vedi
Teoria alternativa sui difetti della vista). Vi sono ricerche che dimostrano che l'uso di lenti a contatto tende a fermare l'avanzamento della miopia nei bambini. La mia esperienza è che addirittura l'hanno ridotta (finché ho usato occhiali la miopia è sempre progredita, fino a -4 D sx e -3,5 D dx. Dopo un po' di anni che portavo le lenti, la miopia è scesa di un quarto di diottria in entrambi gli occhi (-3,75 D sx e -3,25 D dx).
Riflessi
Gli occhiali senza trattamento antiriflessi soffrono di questo inconveniente piuttosto grave se vi trovate ad esempio a guidare di notte, in città, in motorino mentre piove. La luce dei fari delle automobili si riflette su ogni goccia depositata sugli occhiali, sul parabrezza, sulla visiera, e poi fa una ulteriore riflessione sull'occhiale, col che la visione diventa faticosa e potenzialmente pericolosa. I moderni trattamenti antiriflessi riducono notevolmente questo problema ma aggravano quello della pulizia. Per chi di professione è "videoterminalista" (cioè passa molte ore a lavorare fermo davanti a un "monitor", nessuno è più videoterminalista di un programmatore, io sono programmatore) i riflessi non saranno mai abbastanza ridotti.
Pulizia
Gli occhiali, soprattutto se trattati antiriflesso, denunciano immediatamente all'occhio il non perfetto stato di pulizia. O fate come me e pulite gli occhiali, quando li usate, più volte al giorno con acqua e sapone, oppure la vostra visione sarà notevolmente affaticata dalla sola presenza di sporco sulle lenti (ditate, forfora, polvere).
Appannamenti
I portatori d'occhiali sanno bene quanto sia spiacevole entrare in un ristorante d'inverno e dopo pochi secondi non vedere più nulla. I motociclisti sanno perfettamente quanto sia spiacevole l'appannamento degli occhiali che puntualmente si presenta appena ci si ferma al semaforo. I buoni guanti da motocicletta hanno una apposita fascetta tergiocchiali sul bordo esterno del dito indice... Le lenti a contatto comunque risolvono poco questo problema dell'appannamento ai motociclisti perché quando si va in moto la protezione della visiera è solo parziale (viene sollevata o tenuta semiaperta spesso, e comunque può entrare molta aria dalle bocchette di aereazione) e dunque, soprattutto quando si usano lenti a contatto, è bene indossare degli occhiali protettivi, non graduati. Per la vespa non c'è alcuna differenza tra lo schiantarsi sull'occhiale o sulla lente a contatto, per il vostro occhio c'è molta differenza. Eviterete anche di sporcare la lente con le polveri sottili prodotte dai veicoli, e di ritrovarvi nelle lenti polveri "non sottili" che possono costringervi a chiudere gli occhi creando situazioni pericolose.
Distanze intermedie
Se siete miopi e se usate il calcolatore, noterete che la correzione che vi consente di guidare senza essere pericoloso per il prossimo e di leggere i cartelli stradali non è la stessa che vi consente di leggere agevolmente il monitor. Tipicamente il monitor sta ad una distanza tale che la visione è faticosa sia senza occhiali (il che vi costringe ad avvicinarvi innaturalmente) che con gli occhiali (il che tiene i vostri occhi in un certo stato di costante tensione). Dovreste a rigore avere un paio di occhiali per guidare o comunque per la normale vita e un paio di occhiali appositi per le ore passate al monitor.
Dove sono i miei occhiali!
Gli occhiali hanno il brutto difetto di non trovarsi automaticamente sul naso quando servono. Ai miopi capita di cercarli in giro per casa prima di uscire (compito non sempre facile, visto che si è senza occhiali). Ai presbiti capita molto più spesso di lasciare i loro occhiali in giro dappertutto e di non averli con sé quando servono.
Aspetti psicologici I - traumi infantili e adolescenziali
L'applicazione degli occhiali può avere effetti negativi sulla psiche del bambino e dell'adolescente (o forse ancor più della adolescente), diventare una specie di dramma che le lenti a contatto possono evitare. Questo problema è stato attenuato recentemente dalla simpatia che riscuote presso i bambini il personaggio cinematografico di Harry Potter, che come noto porta gli occhiali.
Aspetti psicologici II - allontanamento dalla realtà
La visione da dietro gli occhiali allontana dalla realtà. Quando sono passato alle lenti a contatto, la prima cosa che ho notato è stata la sensazione di essere "immerso" nel mondo, di esserci veramente dentro. Il portatore di occhiali guarda il mondo "attraverso" gli occhiali, è un po' - esagerando - come se fosse affacciato alla finestra e guardasse la strada, gli occhiali fanno da "schermo" fra la persona e il mondo reale, e secondo me finiscono per distaccarlo dal mondo. Il più importante dei nostri organi di senso, quello che più ci mette in contatto con l'ambiente circostante, è la vista; il portatore d'occhiali "conosce" il mondo esterno "attraverso" gli occhiali. L'eccessiva elaborazione mentale di fronte ai casi della vita, il non avere "i piedi per terra" è secondo me una cosa in parte dovuta a questa mancanza di contatto "diretto e immediato" col mondo che ci circonda. Pensereste a agireste in modo diverso se portaste 24 ore su 24 dei guanti...

Inconvenienti delle lenti a contatto

Bene, avete deciso che ne avete abbastanza di occhiali sporchi, di deformazioni prospettiche, di appannamenti, di testate agli avvolgibili, di globi oculari tesi a fine giornata, e vorreste provare le lenti a contatto. Dovreste sapere però che in generale anche le lenti a contatto hanno i loro inconvenienti.
Potenziali rischi per la salute dell'occhio
L'applicazione di lenti a contatto non va effettuata se non dietro visita per lo meno dell'ottico, meglio magari dell'oculista. La visita va ripetuta una o due volte all'anno per controllare che le lenti a contatto siano ben tollerate dall'occhio, e inoltre non appena vi siano problemi persistenti all'occhio.
I modi in cui una lente a contatto può nuocere all'occhio sono fondamentalmente due: scarsa ossigenazione, aumento del rischio di infezioni. Non tutti gli occhi sopportano allo stesso modo la diminuzione di ossigenazione che è inevitabile con la grande maggioranza delle lenti comunemente usate. Non tutti gli occhi sono in grado di fare fronte allo stesso modo alla inevitabile aumentata presenza di batteri nell'occhio (la lente a contatto è, quasi sempre, costituita da un materiale che è una sorta di "spugna" che fa da terreno di coltura per i batteri).
Inoltre, non tutti gli occhi hanno una lacrimazione sufficiente a tenere ben umettata una lente a contatto morbida. A questo si rimedia in parte con l'uso di lenti che richiedono poca lacrimazione e con l'uso di umettanti o "lacrime artificiali", ma ci sono limiti oltre i quali non si può andare. Se questi limiti vengono raggiunti, dovreste consultare lo specialista che verosimilmente potrebbe consigliarvi di provare lenti rigide gaspermeabili, lenti rigide, lenti idrogel-silicone oppure lenti di biopolimeri.
L'uso di lenti a contatto potrebbe portare occasionalmente irritazioni. A me non è mai successo in 5 anni che le ho portate, ma se succedesse non è nemmeno il caso di drammatizzare: smettere di portare le lenti per qualche tempo, poi riprendere gradualmente. Come non vi tagliate il naso quando avete il raffreddore, così non dovreste privarvi delle lenti a contatto perché una volta avete avuto una irritazione. Naturalmente il parere del vostro oculista dovrebbe essere assunto e tenuto in debito conto, soprattutto per identificare la causa dell'irritazione (se c'è una seria infezione microbica va ovviamente curata e vanno identificati i fattori che l'hanno favorita, in modo da evitarne il ripetersi, ad esempio cambiando tipo di lente a contatto, o eliminando abitudini di cattiva igiene dell'occhio).

Se applicate il buon senso - interruzione del porto in caso di irritazione, uso delle norme igieniche comuni che poi vedremo, controlli periodici dell'occhio secondo quanto suggerito dall'oculista o dall'ottico - non potrete avere conseguenze gravi. Se non lo applicate - uso della saliva per umettare lenti morbide, uso dell'acqua di rubinetto per lavare le lenti, scambio di lenti fra persone, dormire con lenti a contatto non previste per questo uso, portare le lenti (molto) oltre la data prevista di sostituzione, portare costantemente le lenti in ambienti in cui è palesemente sconsigliabile (ricchi di polvere, fumo), dormire con lenti con cui ci si è fatta una nuotata, potreste avere conseguenze anche gravi.
Anche molto gravi.
Anche più gravi di quanto possiate immaginare.
Quindi ricordate che con le lenti a contatto il buon senso va sempre usato, sia sotto la forma di visite periodiche presso l'oculista o l'ottico, sia sotto la forma di una buona igiene della lente e dell'occhio. I segnali che l'occhio manda non vanno mai ignorati: se una sensazione di fastidio si fa persistente (se cioè dura per quindici minuti o più, se non è una cosa che si risolve umettando o riapplicando la lente, se non è il fastidio temporaneo che l'occhio avverte quando si usano liquidi conservati o soluzioni uniche) allora levatevi le lenti e fatevi fare una visita, ché non avete nulla da perdere e solo da guadagnare.

Fra i disturbi che le lenti a contatto possono favorire, quello che maggiormente può, se non curato, portare addirittura alla perdita della visione è la cheratite microbica. Cheratite è un termine generico per definire una malattia della cornea. Svariati batteri, virus e funghi possono causare cheratite. I sintomi, spesso percepiti anche nelle fasi iniziali di sviluppo della malattia, sono rossore, dolore agli occhi, fotofobia, occhio secco.
Quando andate dall'oculista perché avete un occhio che vi dà fastidio anche se levate (come dovreste) le lenti a contatto, non buttatele e portatele all'oculista, che potrà più facilmente individuare le cause del disturbo analizzando le lenti, ad esempio se il disturbo è dovuto ad una infezione microbica potrà più facilmente capire di che microbo si tratta e prescrivere la terapia più indicata.

Tenere bassa la carica batterica delle lenti è importante. Microbi come l'acantoameba si nutrono dei tessuti del vostro occhio e possono produrre ulcerazioni corneali che a loro volta sono terreno fertile per ulteriori infezioni. L'acantoameba si "incista" e riesce a difendersi con un certo successo anche da molti disinfettanti chimici: però non resiste a una bella botta di calore (sterilizzazione termica). Uno dei modi in cui si contrae questa infezione è usando acqua di rubinetto per la pulizia delle lenti, cosa che non andrebbe mai fatta. Un altro è nuotando in piscina, è necessario disinfettare le lenti a fondo dopo averle usate in piscina, poiché sono un vero terreno di coltura per l'acantoameba.
Questo va ricordato in modo particolare da chi pratica il porto continuo (diurno e notturno) delle lenti.
Costo
Le lenti a contatto hanno un costo sicuramente maggiore a quello degli occhiali. Se infatti si prescinde dalle mode e dai marchi, un paio di occhiali con ottime lenti costa attorno ai 100 Euro per correzioni normali (diciamo 3 diottrie di miopia). Certo i costi aumentano molto per lenti particolari, ad esempio per lenti "progressive". Considerato che normalmente un paio di occhiali dura diciamo almeno 4 anni per persone con vista stabilizzata, il costo è di circa 25 euro all'anno. Per un adolescente il costo sarà maggiore sia perché i difetti visivi variano più rapidamente sia perché la vita più "movimentata" causa più facilmente la rottura o lo smarrimento degli occhiali.
Le lenti a contatto del tipo più diffuso, cioè le bisettimanali, costano
se le si cambia effettivamente ogni due settimane circa 160 Euro all'anno senza contare i liquidi (che se seguite il mio modo di operare sono limitati a 40 euro l'anno al massimo, ma se siete utenti abituali di liquidi detergenti e disinfettanti sicuramente superano, e forse di molto, i 100 euro all'anno).
Si tratta insomma di una spesa che non è propriamente un lusso, ma è pur sempre un aggravio al bilancio familiare di cui famiglie con redditi bassi possono risentire. Se invece avete l'insana abitudine di comprare occhiali all'ultima moda e di cambiarli unicamente per capriccio o per moda, allora il passaggio alle lenti a contatto gioverà senz'altro al vostro portafogli. Probabilmente le lenti a contatto più economiche, considerato anche il costo delle soluzioni, sono quelle a sostituzione mensile oppure quelle di una volta, "rigide", che durano "in eterno" e non hanno bisogno di liquidi particolari (si puliscono con acqua e sapone).
Le lenti a contatto morbide di lungo porto sembrano economiche ma non lo sono affatto se si tiene conto del costo dei liquidi per la pulizia che per queste lenti è più importante che per gli altri tipi.
Tre sono i fattori che possono far risparmiare notevolmente sul costo del porto delle lenti a contatto:
- Uso della semplice soluzione salina per il lavaggio quotidiano e la custodia notturna della lente;
- Porto della lente per un tempo maggiore di quello nominale (con mille precauzioni, vedi Reale frequenza di sostituzione delle lenti)
- Scelta del negozio. I prezzi variano non poco da negozio a negozio, anche del 30% e più, sia per le lenti che per i liquidi, quindi non fermatevi dall'ottico "di fiducia" o da quello sotto casa, datevi una accurata occhiata attorno.
Vale la regola generale: se il negozio non ha i prezzi in vetrina, è caro (tra l'altro apporre i prezzi vicino ai beni esposti in vetrina risponde ad un preciso obbligo di legge).

Caratteristiche delle lenti a contatto in generale

Una delle cose seccanti di certi siti internet tramite i quali le aziende commercializzano i propri prodotti è che non vengono assolutamente delineate le caratteristiche dei prodotti stessi. Nella maggioranza dei siti di produttori di lenti a contatto potrete trovare ad esempio che la data marca produce 3 diversi tipi di lenti a contatto bisettimanali.
I loro nomi saranno tipicamente poco indicativi, e la descrizione dirà, per tutte e tre, che sono confortevoli, stampate con rivoluzionaria tecnologia che crea un bordo sottile, adatte agli sportivi, molto igieniche.
A che mi serve sapere questo? Dimmi piuttosto che differenze ci sono tra una e l'altra! Dimmi che il tipo A è migliore per chi ha scarsa lacrimazione, il tipo B è migliore per permeabilità all'ossigeno, magari un tipo C ha una qualità ottica particolarmente elevata oppure è maggiormente adattabile a cornee di forma o dimensione discoste dalla media.
Alla fine e dopo un po' di ricerca su internet credo che si possa dedurre più o meno quanto segue:
A ognuno la sua lente
Molte persone provano le lenti a contatto, rimangono deluse dalla scarsa confortevolezza, e abbandonano le lenti per tornare a farsi del male con gli occhiali. Una delle cose che queste pagine sperano di trasmettere è che è molto difficile che non vi sia una lente che non sia adatta a un certo occhio, ma non è facile che una lente qualsiasi si accoppi facilmente all'occhio.
Molte sono le caratteristiche di una lente che la rendono adatta o inadatta al vostro occhio o alle vostre abitudini: il contenuto d'acqua, la tendenza a seccarsi, la gaspermeabilità, lo spessore medio, lo spessore ai bordi, la larghezza della lente, la lavorazione del bordo, la tendenza ad assorbire le sostanze chimiche di manutenzione, la "biocompatibilità" con l'occhio, la facilità ad adattarsi alla conformazione dell'occhio (ovvero l'esatta rispondenza geometrica della lente con l'occhio), la facilità di applicazione, la facilità di manutenzione, la maggiore o minore propensione a staccarsi dall'occhio praticando attività sportive, la capacità di correggere difetti gravi o particolari della vista.
Le lenti a contatto sono nel loro complesso prodotte in una vasta gamma di materiali e di geometrie, proprio perché non esiste una lente a contatto che vada bene per tutti, ma forse non esiste neanche un occhio per il quale non vada bene nessuna lente a contatto.
A parte le lenti rigide e le lenti rigide gaspermeabili, con gli altri materiali (idrogel, idrogel-silicone, biopolimeri) cioè con tutte i materiali per lenti "morbide" è possibile trovare lenti a frequente sostituzione (lenti che durano da pochi giorni a pochi mesi) ed è dunque possibile fare, con tempo e calma, degli esperimenti senza fermarsi alla lente "accettabile" per il proprio occhio, cercando invece il matrimonio perfetto.
Permeabilità all'ossigeno, trasmissibilità dell'ossigeno
Una delle caratteristiche più importanti di una lente a contatto è la gas-permeabilità. Più la lente fa "respirare" l'occhio, e meglio è per l'occhio e per tutto l'individuo che gli sta attorno. Una lente che fa soffrire l'occhio mette in moto una catena di reazioni che porta ad un ammalamento dell'occhio e anche al non poter più portare le lenti.
Una delle prime cose che denunciano la sofferenza dell'occhio sotto questo profilo è l'aumento del numero dei capillari dell'occhio. Un certo aumento del numero di capillari, dunque della vascolarizzazione, dell'occhio è normale quando si passa dagli occhiali alle lenti a contatto. Se questo aumento supera certi livelli allora c'è qualcosa che non va. Una delle cose che vengono controllate all'esame semestrale o annuale degli occhi del portatore di lenti è proprio l'andamento di questo fenomeno.

La gaspermeabilità di una lente a contatto non è cosa semplice da misurare. Il metodo più citato è un metodo col quale, in laboratorio, si rileva la gaspermeabilità che viene espressa con un parametro che si esprime come "Dk/t", anzi per essere precisi c'è un parametro "permeabilità all'ossigeno" che si misura in "Dk" - dove D è il "coefficiente di diffusione" (velocità con cui le molecole di ossigeno si muovono nel materiale) e k è la "costante del coefficiente di solubilità" (numero di molecole di ossigeno disciolte nel materiale) - e un parametro "trasmissibilità dell'ossigeno" che si misura in "Dk/t", cioè è una misura di quanto ossigeno transita attraverso la lente nell'unità di tempo, dunque una misura della "velocità" del passaggio dei gas attraverso la lente. Un altro parametro viene talvolta citato per la trasmissibilità dell'ossigeno, il parametro Dk/L, questo non è la stessa cosa del Dk/t e i valori non sono quindi direttamente comparabili.

In generale il primo parametro, il Dk, esprime le caratteristiche del materiale, mentre il secondo riflette anche lo spessore della lente (una lente con maggiore spessore, a parità di materiale, sarà meno gaspermeabile cioè avrà un minore Dk/t). Tanto più alto il parametro Dk/t, tanto migliore la gaspermeabilità della lente: ad esempio un Dk/t = 30 è un indice molto buono per una lente da portarsi durante il giorno, ma non è ritenuto da molti sufficiente per una lente da portare anche durante il sonno.

Questo metodo ha i suoi difetti: dipende dallo spessore della lente, che non è uniforme nella lente ed è variabile a seconda della potenza della lente e del tipo di lente: le lenti con correzione positiva (per presbiti) sono più spesse al centro che ai bordi, le lenti con correzione negativa, per miopi, sono più spesse ai bordi della "zona ottica" della lente (la parte che effettua la correzione ottica). Il metodo citato misura il Dk/t solo al centro della lente, se ben capisco tende a sopravvalutare la trasmissibilità dell'ossigeno delle lenti per miopi e ancor più delle lenti toriche.
Un altro difetto di questo metodo è che è influenzato dal fatto che la misurazione viene effettuata in vitro, ma il comportamento dell'ossigeno nella lente nell'occhio "vivo" non è esattamente replicabile in laboratorio.
Uno dei problemi che affliggono le lenti a contatto morbide è la tendenza della lente ad asciugarsi. Il valore Dk/t e il Dk vengono misurati a materiale perfettamente bagnato, ma mano a mano che perde acqua anche la gaspermeabilità diminuisce. Un elemento quindi importante della gaspermeabilità (come della comodità) di una lente è la sua capacità di rimanere ben umida e non viene misurato dal Dk/t.

Esistono altri metodi per la misura della gaspermeabilità (ad esempio il metodo BOAT che è un affinamento della misura ottenuta col Dk/t) ma noi ignoreremo gli altri metodi e parleremo d'ora innanzi solo di Dk/t, che è un parametro criticato e criticabile ma è l'unico che generalmente viene, quando lo viene, reso noto al consumatore.
Contenuto d'acqua

Il parametro più conosciuto ai portatori di lenti a contatto a sostituzione frequente è il contenuto d'acqua. Le lenti a contatto a sostituzione frequente (giornaliere, settimanali/bisettimanali, mensili) sono in genere composte di polimeri e acqua, e la "composizione" della lente viene espressa come "percentuale del polimero" (con nome del polimero) e percentuale di acqua. Ad esempio le lenti Johnson & Johnson "Acuvue" sono descritte come: etafilcon A 42%, acqua 58%, mentre le Bausch & Lomb "SeeQuence" sono descritte come polymacon 61,4%, acqua 38,6% .
Comunemente si tende a ritenere che tanto maggiore il contenuto d'acqua, tanto maggiore la gaspermeabilità, quindi più acqua c'è e meglio è. Adottando questo unico criterio, le lenti Acuvue sarebbero "meglio" delle SeeQuence. Ma questo criterio, per lo meno da solo, non è molto valido. Se si vuole conoscere la gaspermeabilità di una lente, bisogna procurarsi la misura in "Dk/t", come detto.

Una piccola percentuale d'acqua non è indice di scarsa gaspermeabilità perché anche altri fattori influiscono sulla gaspermeabilità, quali lo spessore della lente o il tipo di materiale: per fare un esempio, le lenti CIBA "Focus Night & Day" che al momento in cui scrivo sono, a quanto mi risulta, quelle con la più alta gas-permeabilità tra tutte quelle sul mercato, hanno un incredibile "Dk/t" di 175 (contro un "Dk/t" di 30,6 delle lenti Acuvue) pur avendo un contenuto d'acqua del 24%. Si tratta di lenti molto particolari, che possono essere tenute, col consenso del medico, per 30 giorni di fila, giorno e notte, senza mai levarle. L'unica concorrenza alle CIBA "Focus Night & Day" è rappresentata dalle Bausch & Lomb "PureVision". Anche in questo caso si tratta di lenti che possono essere portate (sempre dietro assenso del medico) per 30 giorni e 29 notti senza mai levarle.
B&L dichiara un Dk/t di 110 (per la lente da -3,00 D) e un contenuto d'acqua del 36%. (E' controverso in letteratura scientifica se un Dk/t di 110 sia sufficiente per il porto notturno).
Dunque il contenuto d'acqua è solo "in prima approssimazione" un indice della gaspermeabilità della lente.
Altri esempi: la Bausch & Lomb produce la SofLens66 con contenuto d'acqua 66% e valore Dk (non Dk/t) di 32, ma mentre per la versione sferica il valore Dk/t dichiarato è 32, per la versione torica il valore dichiarato è 16, sempre per la lente di -3 diottrie, dal che deduco che la versione torica è due volte più spessa, oppure che forse c'è un errore di stampa!

Normalmente, comunque, all'interno della stessa categoria di lenti (ad esempio le lenti morbide idrogel convenzionali), quanto maggiore la percentuale d'acqua, tanto maggiore la permeabilità all'ossigeno e quindi, a parità di spessore della lente, la trasmissibilità dell'ossigeno.
Il parametro Dk/t è indicativo quando si intende comparare le prestazioni di lenti di categorie diverse (ad esempio idrogel convenzionali e idrogel-silicone, vedi sotto).
Tornando quindi al nostro confronto tra le Acuvue e le SeeQuence vediamo che effettivamente a un maggiore contenuto d'acqua delle Acuvue corrisponde una maggiore gaspermeabilità.

La gaspermeabilità non è tuttavia l'unico criterio in base al quale si sceglie una lente.
Da quello che mi sembra di poter dire in base alla mia esperienza personale, le lenti con alto contenuto d'acqua hanno il pregio della comodità: raggiungono più facilmente quello "stato di grazia" in cui l'occhio è totalmente inconsapevole di stare a contatto con la lente. Questa "comodità" della lente è dovuta a vari fattori (spessore, lavorazione del bordo), ma penso che la percentuale d'acqua abbia la sua parte.
Inoltre, più acqua c'è più la lente è "morbida". Questo significa che l'occasionale particella di proteina, di polvere, darà meno fastidio all'occhio e potrà più facilmente uscire "spontaneamente" da sotto la lente spostandosi lungo la sottile pellicola lacrimale che divide la lente dalla cornea. Quanto più la lente è rigida e tanto più l'intrusione di una particella estranea crea disagio o addirittura dolore e immediata necessità di rimozione della lente e pulizia della lente e dell'occhio. Inoltre in genere le lenti morbide sono più "aderenti" alla cornea e rendono più difficile l'ingresso di particelle rispetto alle RGP e alle rigide che lavorano con uno strato di liquido lacrimale maggiore tra occhio e lente.

Vi sono tuttavia anche svantaggi associati all'elevato contenuto di acqua.
La mia sensazione, riportata da altre persone, è che le lenti a contatto con elevato contenuto d'acqua siano maggiormente esigenti in fatto di lacrimazione. Un occhio con scarsa lacrimazione troverà queste lenti come aventi la tendenza a seccarsi troppo presto, troppo spesso.
Questa è una condizione che si verifica in particolare nelle calde giornate d'estate, oppure d'inverno quando si sta vicino a un camino, a una stufa, quindi in presenza di aria calda, oppure in un ambiente secco, oppure all'aperto nelle giornate ventose, o comunque se si espongono gli occhi al vento, anche se parzialmente protetti dagli occhiali da sole (guida in motociclette senza parabrezza con visiera alzata, essere il passeggero nel divano posteriore in un'auto decappottata, guidare coi finestrini aperti).
In tutti i casi in cui sopraggiunga secchezza dell'occhio si
umetta la lente, ma certo che se uno passa le giornate d'estate umettando le lenti una volta ogni mezz'ora, forse è il caso che provi una lente con minore contenuto d'acqua. Io ad esempio ho una lacrimazione scarsa, "al limite" per il porto di lenti a contatto, e sebbene trovi le Acuvue accettabili d'inverno, mi trovo decisamente meglio con le SeeQuence d'estate. Un'altra condizione in cui decisamente le lenti ad elevato contenuto d'acqua sono meno confortevoli di quelle a minore contenuto d'acqua sono quelle di ambienti notevolmente fumosi (birreria, discoteca).
Se soffrite della "sindrome delle cinque di pomeriggio", con secchezza della lente nelle ore serali della giornata, verosimilmente avete delle lenti con un contenuto d'acqua troppo elevato (e quindi una evaporazione conseguentemente elevata del liquido lacrimale) rispetto a quello che il vostro occhio si può permettere.
Potreste umettare e umettare la lente di sera, ma potreste anche passare a una lente meno "acquosa".

Infine quanto maggiore la percentuale d'acqua tanto maggiore la tendenza della lente a fare da "terreno di coltura" di batteri, e ad essere inquinata "in profondità" dalle proteine dell'occhio, dal fumo ecc.
Quando ogni sera lavate le lenti e le riponete nell'astuccio, ritengo ragionevole supporre che l'azione meccanica di asportazione dei residui e dei batteri con la sciacquatura sia solo superficiale. Se la lentina fosse di vetro, potreste pulirla e sterilizzarla perfettamente.
Se è, come normalmente è, fatta di una "spugna" di materiale plastico e acqua, quanto maggiore la "spugnosità" del materiale tanto maggiore la penetrazione di batteri e proteine e tanto minore l'efficacia dello sciacquo. Certo la lente, rimanendo immersa in soluzione salina o disinfettante tutta la notte, viene un po' pulita anche in profondità, ma ha senso ritenere che l'asportazione meccanica data dallo sciacquo levi solo "il grosso": quello che entra nella lente, più o meno vi rimane.

Aggiungete che nei periodi di sensazione di secchezza della lente, i depositi di proteine, anch'essi causa di scomodità della lente, si accumulano più in fretta.
Ecco quindi che viene in gioco un parametro fondamentale per la comodità della lente, la capacità della lente di mantenersi umida, cioè di ritenere in qualche modo vicino a sé il liquido lacrimale. Alcuni fabbricanti di lenti vantano, più che un elevato Dk o Dk/t o una elevata percentuale d'acqua, una elevata capacità di ritenzione dell'acqua. In particolare, secondo quanto sostengono i loro produttori, due lenti con particolare ritenzione d'acqua sono, tra le idrogel, le Extreme H2O prodotte da Benz Research (ritenzione dichiarata di 6 volte maggiore che nel materiale polymacon, il più simile all'HEMA 38 originale e dunque più frequentemente usato per comparazioni) e le lenti CooperVision Proclear di biopolimeri.
Questi due fabbricanti non pubblicano i dati di Dk e Dk/t, ma forse sono giustificati poiché, viste le asserite proprietà delle lenti, che non vengono riflesse nei parametri Dk e Dk/t, pubblicare il valore di questi parametri condurrebbe a confronti ingiustamente penalizzanti per queste lenti.

Come già rilevato, in sostanza i due profili sotto i quali la lente a contatto può nuocere ai vostri occhi sono principalmente due: scarsa ossigenazione e maggiore rischio di infezioni oculari. Le lenti ad alto contenuto d'acqua sono (forse) più igieniche dal punto di vista dell'ossigenazione, ma lo sono (probabilmente) meno dal punto di vista del rischio di infezioni, per la suddetta maggiore esposizione all'inquinamento della lente ad opera delle proteine, dei batteri, delle sostanze chimiche dei liquidi. Se siete particolarmente sensibili, potreste scoprire che una lente bisettimanale non rimane confortevole per due settimane intere, mentre una lente con minore contenuto d'acqua rimane magari confortevole per tutta la durata prevista.

Infine, vorrei spendere una parola sull'inquinamento della lente da parte dei liquidi di manutenzione e pulizia, che da ora in poi chiamerò semplicemente "liquidi". Salvo una lodevole eccezione, tutti questi liquidi, anche i più semplici, contengono quantomeno un conservante, sia esso Thimerosal, EDTA, sodio edetato o altro. A seconda poi della natura del liquido, conterrano anche disinfettanti, detergenti, enzimi o altre sostanze.
E' da qualche tempo invalsa - in nome della praticità, mai come in questo caso fuori luogo - l'abitudine da parte di alcune persone di usare le "soluzioni uniche" e di applicare la lente senza preventivo risciacquo con soluzione salina. Questa sarebbe una cattiva abitudine di per sé: non vedo perché mettere a contatto l'occhio con sostanze detergenti o disinfettanti senza ragione, che sono sostanze che lo irritano, cosa di cui lui stesso cerca disperatamente di informarvi con fastidio e lacrimazione. La cattiva abitudine è tanto peggiore quanto più la lente è "ricca d'acqua" e quindi spugnosa. Durante la notte, la lente si imbibe di queste sostanze e anche se la sciacquaste con soluzione fisiologica priva di conservanti prima di applicarla sull'occhio, rimane il fatto che la lente è "intrisa" di queste sostanze al momento in cui la applicate sull'occhio, e durante la permanenza nell'occhio lo scambio umorale della stessa con l'occhio farà sì che l'occhio venga a contatto con le sostanze irritanti. Conclusione: minore il contenuto di acqua, minore l'"inquinamento" della lente non solo da parte di proteine e batteri ma anche da parte dei "liquidi". Potreste vederla anche così: minore è la "spugnosità" della lente, e maggiore la sua "lavabilità".

Frequenza di sostituzione
La mia esperienza con le lenti comincia nel 1992. Allora le lenti a frequente sostituzione erano solo in versione bisettimanale e dette "usa e getta". Ora si preferisce limitare la dizione "usa e getta" a quelle che sono veramente monouso, cioè quelle giornaliere (si usano un giorno, poi si buttano, il giorno dopo si mette una lentina nuova). Le lenti bisettimanali in commercio erano consigliate per uso diurno (quindi non durante la notte, mentre si dorme) per due settimane oppure - dietro parere dello specialista, dal momento che si tratta di un regime d'uso che sollecita l'occhio molto di più - per una settimana ininterrottamente giorno e notte.
Ho da subito escluso la possibilità di portarle anche di notte. Mentre dormo non mi importa se sono miope, e non vedo perché dovrei affaticare inutilmente l'occhio e in effetti anche il portafoglio.
Leggo su internet resoconti di persone che tengono le lenti ben oltre i limiti dichiarati dal fabbricante: c'è gente che tiene giorno e notte per un mese intero lenti fatte per essere portate per due settimane e solo di giorno. Sconsiglio caldamente tali comportamenti a chiunque abbia a cuore la propria vista. Non bisognerebbe spingersi molto oltre quanto dichiarato dal fabbricante, leggere comunque la sezione
reale frequenza di sostituzione delle lenti.

È comunque evidente che le esigenze di confortevolezza dell'occhio sono molto diverse da individuo a individuo, alcuni trovano tollerabilissimo ciò che ad altri creerebbe subito un problema. Forse non è altrettanto evidente che i problemi a volte non sono immediatamente visibili, ma lavorano lentamente e sotterraneamente: un giorno potreste scoprire di non poter più portare le lenti a contatto, e magari per anni non avete mai avuto problemi.
Quindi va bene ascoltare il proprio corpo e i segnali che manda, ma - le ripetizioni fanno bene - è anche necessario farsi vedere ogni tanto gli occhi da uno specialista per sapere se ci sono processi deleteri in corso.

Tipi di lenti a contatto

In questi anni nel mondo delle lenti a contatto è successo di tutto. Grazie alle tecniche di "stampaggio" delle lenti è ora possibile produrre lenti economicamente in gran numero con una buona costanza di produzione.
Ora si trovano in commercio lenti giornaliere, lenti mensili, lenti trimestrali, semestrali e annuali, vi è quindi una totale continuità tra le lenti a porto giornaliero e quelle "fisse" di una volta, con tutte le combinazioni intermedie. Vi sono inoltre lenti a contatto a frequente sostituzione anche per astigmatici, lenti a contatto bifocali per presbiti, e addirittura lenti che possono essere tenute giorno e notte per un mese intero senza mai levarle. Come ti distrai qualche anno, il mondo cambia. E' il bello del progresso, con il brutto che bisogna continuamente "aggiornarsi"... ho fatto un po' di navigazione in internet e questa pagina è anche il risultato dei miei appunti.

Le lenti a contatto potrebbero essere classificate secondo il materiale: rigide (di PoliMetilMetacrilato, PMMA), morbide convenzionali (di Idrossietilmetacrilato, HEMA, dette anche "idrogel"), rigide gaspermeabili dette anche RGP o semplicemente "gaspermeabili", e infine le morbide di nuova generazione: biopolimeri, idrogel-silicone.
Le lenti morbide esistono in una grande varietà di materiali ma, a parte le idrogel-silicone di cui al momento esistono solo due modelli, e quelle di biopolimeri di cui al momento conosco solo un modello, tutte le altre lenti morbide (sia di lungo porto che a frequente sostituzione che "usa e getta") sono di materiali derivati dall' HEMA, dette anche "idrogel" o "idrogel convenzionali".

La "classificazione" che propongo qui è di tipo misto, cioè per materiale e per frequenza di sostituzione: giornaliere (idrogel), settimanali-bisettimanali (idrogel), mensili e oltre (idrogel), morbide di lungo porto (idrogel), rigide gaspermeabili, rigide PMMA, per finire con le due novità degli ultimi anni, le morbide di biopolimeri e le morbide idrogel-silicone.

Nota terminologica: Le lenti HEMA vengono anche definite lenti "idrogel", o "idrogel convenzionali" per distinguerle dalle lenti idrogel-silicone. Le lenti rigide gaspermeabili sono anche definite RGP, "semirigide", o semplicemente "gaspermeabili". In questa categoria si trova un ampio ventaglio di materiali, per cui alcune lenti RGP sono effettivamente "semirigide" cioè un po' flessibili oltre che gaspermeabili. Al contrario delle lenti morbide, quasi tutte derivate dall'HEMA e dunque con caratteristiche abbastanza simili, le lenti RGP vengono prodotte in materiali diversissimi tra di loro.

Quando nei siti internet si parla di lenti "a bassa gaspermeabilità e alta percentuale d'acqua" si intendono le lenti idrogel. Quando si parla di lenti "ad alta gaspermeabilità" normalmente si intendono le lenti idrogel-silicone o le lenti RGP fatte con materiale con alta gaspermeabilità (non tutte le RGP sono infatti altamente gaspermeabili).
Lenti giornaliere, "usa e getta"
Le lenti giornaliere, usa e getta, sono meno buone otticamente di quelle bisettimanali, in genere hanno un contenuto d'acqua molto elevato e molti le possono trovare più comode. Sono "il massimo dell'igiene" poiché venendo usate ogni giorno nuove lenti non c'è rischio di proliferazione di carica batterica nella lente né di allergia a sostanze chimiche dei liquidi. Non sono mai una soluzione economica, costano circa 1 euro al giorno. Possono essere considerate una soluzione economica per quelle persone che scelgono di fare uso di lenti a contatto solo occasionalmente (ad esempio per la settimanale partita di calcetto, per l'occasionale nuotata al mare), portando occhiali o lenti a contatto più economiche negli altri giorni.
Assieme alle lenti rigide PMMA, sono le uniche lenti a porto diurno che possono (se si usa per il risciacquo una soluzione salina non conservata) non venire mai a contatto con alcuna sostanza chimica, infatti venendo gettate ogni giorno non necessitano di pulizia e sterilizzazione. Questo è un vantaggio non solo per la praticità ma anche per l'igiene dell'occhio, cui vengono risparmiati i possibili effetti collaterali dei liquidi di manutenzione.
Lenti a frequente sostituzione - bisettimanali
Le lenti bisettimanali sono ancora probabilmente il "migliore" compromesso tra praticità, qualità ottica, igiene, cioè la soluzione più consigliabile per persone che non abbiano particolari esigenze di correzione ottica, di lacrimazione, di praticità, e che abbiano misure "normali" del bulbo oculare. Non sono le più economiche però (in generale le lenti mensili costano meno). Alcune possono essere sterilizzabili termicamente e dunque mantenute senza usare alcuna sostanza chimica (sterilizzazione settimanale con calore e sciacquo unicamente con soluzione salina non conservata). È in questa categoria che si trova il maggior numero di proposte delle case produttrici.
Lenti a frequente sostituzione - mensili e oltre
Le lenti mensili e, a salire, trimestrali ecc. trovano verosimilmente la loro ragione d'essere in questo: quanto maggiore la "durata" della lente, tanto maggiore è il costo unitario e il profitto unitario.
Si giustifica quindi una distribuzione con una gamma più ampia di misure e di correzioni, una fabbricazione più accurata, una minore percentuale di lenti difettose.
Inoltre si potrebbe pensare che, per quanto detto parlando di gaspermeabilità e contenuto d'acqua, quanto maggiore la durata, tanto minore in genere il contenuto d'acqua, con i pregi e i difetti di questa caratteristica. Infatti quanto più la lente va tenuta a lungo, tanto più deve essere possibile eliminare a fondo le proteine e disinfettare a fondo, quindi verosimilmente la lente dovrà essere poco "spugnosa".
Tuttavia la resistenza all'"inquinamento da proteine" dipende anche da altri fattori, quali ad esempio la lavorazione della superficie.
Noto che alcune lenti mensili (si veda la
tabella) sono fatte dello stesso materiale delle lenti bisettimanali della stessa marca. Devo dedurre che ciò che differenzia le mensili rispetto alle bisettimanali sia una lavorazione della superficie tale da rendere più difficile l'adesione delle proteine.
Lenti morbide di lungo porto
Le lenti a contatto morbide di "lungo porto" (con sostituzione più che annuale, anche biennale) sono le più diffuse a parte le lenti a frequente sostituzione, cioè quelle che "si buttano" seppure sostituendole a determinati intervalli (da un giorno a sei mesi).
Queste lenti, come le lenti rigide e le lenti rigide gaspermeabili, vengono fatte su misura dell'occhio che le deve ospitare e dunque sotto il punto di vista della qualità ottica e della confortevolezza di porto dovrebbero avere pochi rivali.
Hanno valori di contenuto d'acqua e Dk/t in genere simili alle lenti idrogel a frequente sostituzione, ma hanno sempre una "forma propria" pronunciata (non tendono ad appiattirsi quando sono bagnate) il che facilita la pulizia e l'inserimento.

Hanno i loro difetti rispetto alle morbide a frequente sostituzione:
- la perdita di una lente comporta un danno economico (in genere ora vengono vendute "assicurate");
- la qualità della visione degrada lentamente ma irrimediabilmente a causa dell'accumulo di proteine, quando le si sostituisce "ci si accorge" della differenza fra le vecchie e le nuove;
- con queste lenti sicuramente l'occhio verrà a contatto con qualche residuo dei liquidi di manutenzione.
- hanno un costo di gestione notevole in fatto di liquidi. Apparentemente sembrano la soluzione più economica ma, facendo il conto di quanto costano le sostanze per tenerle disinfettate ed eliminare le proteine (più di un centinaia di euro all'anno!) possono essere considerate una soluzione delle più costose. Con queste lenti, del resto, la disinfezione e l'eliminazione delle proteine sono di capitale importanza.
Considerato anche che le lenti a frequente sostituzione possono per molti essere sostituite meno frequentemente di quanto non si pensi (v.
reale frequenza di sostituzione delle lenti) scegliete queste lenti se avete ragioni particolari, ma non in ragione di una loro presunta maggiore economicità (a meno che non facciate abbondante uso di detergenti e disinfettanti anche con le lenti a frequente sostituzione);

Queste lenti sono, come tutte le lenti morbide, assai confortevoli sin dai primi secondi di applicazione, cioè non richiedono all'occhio un periodo di adattamento. Tuttavia, come tutte le lenti morbide, dopo ore di uso possono essere meno confortevoli delle lenti rigide o RGP, in particolare perché favoriscono il fenomeno dell'"occhio secco".
Nota: la prima lente "morbida" ad essere messa in commercio fu nel 1971 una lente Bausch & Lomb, di idrossietilmetacrilato (HEMA), materiale inventato da ricercatori cecoslovacchi a fine anni cinquanta. Bausch & Lomb aveva acquistato nel 1966 dallo stato Cecoslovacco il brevetto per il materiale HEMA e per il metodo di produzione delle lenti. I materiali con cui sono fatte praticamente tutte le lenti morbide attuali, sia quelle di lungo porto sia quelle a frequente sostituzione e quelle usa e getta, sono tutti imparentati in qualche modo con l'originale HEMA 38 (dove 38 è la percentuale d'acqua). Tutte le lenti derivate da questo materiale (siano a frequente sostituzione o di lungo porto) sono anche dette "idrogel", oppure "idrogel convenzionale" per non confonderle con le nuove "idrogel-silicone".
Lenti rigide gaspermeabili (RGP)
Le lenti rigide gaspermeabili (RGP), dette anche semplicemente "lenti gaspermeabili" o "semirigide", sono una famiglia di lenti a contatto con caratteristiche ibride tra le rigide di tanti anni fa e le morbide attuali.
Sono fatte con una gran varietà di materiali con caratteristiche molto diverse, non ho trovato mai una esplicitazione in Dk/t della gaspermeabilità di queste lenti pertanto è difficile fare un confronto con le morbide, tuttavia ho trovato una tabella con l'esplicitazione del Dk dei materiali, che varia enormemente (da 8 a 189).
Hanno bisogno di manutenzione con liquidi come le lenti morbide, ma in generale tendono ad essere meno inquinabili da proteine e batteri e a durare più a lungo delle lenti morbide di lungo porto.
Essendo rigide suppongo siano più adatte a pazienti con scarsa lacrimazione, sono inoltre lavorabili in una grande varietà di fogge, per tutte le esigenze di correzione, hanno l'ottima qualità ottica e la facilità di maneggio e applicazione dei materiali rigidi.
Il fatto che sono rigide significa anche che la lente non cambia forma dopo l'ammiccamento. Con le lenti morbide può capitare che, per un breve istante, dopo l'ammiccamento la lente cambi forma e costringa l'occhio a rimettere a fuoco, per poi riassumere la forma normale e costringere l'occhio a mettere a fuoco ancora. Questi continui piccoli aggiustamenti del fuoco possono essere fastidiosi in particolare mentre si legge o praticando alcuni sport.
Vi sono lavorazioni particolari che sono possibili solo con queste lenti, ad esempio il cheratocono può essere corretto praticamente solo con queste lenti (si tratta di una anomalia della forma della cornea che generalmente crea miopia associata ad un astigmatismo di non facile correzione).
In genere per miopie superiori a 8D e astigmatismi superiori a 3D si preferisce ricorrere a lenti RGP piuttosto che a lenti morbide.
Anche le lenti RGP, come le lenti morbide, devono essere sostituite dopo un certo numero di mesi, a causa dell'accumulo di proteine. In genere comunque le lenti RGP favoriscono l'accumulo meno delle lenti morbide.
Le lenti
ortocheratologiche sono praticamente tutte di questo tipo.
I materiali con cui sono fatte le lenti rigide gaspermeabili hanno un Dk assai variabile e talvolta anche molto elevato (anche molto maggiore delle lenti morbide a frequente sostituzione e non) ma non tutte le persone le trovano confortevoli a causa dello spessore elevato.
Il diametro è spesso più elevato che nelle lenti rigide, per aumentare la comodità di porto (non ho mai portato lenti di piccolo diametro, suppongo le lenti di grosso diametro siano più comode perché la palpebra non sale mai oltre il bordo della lente e quindi non sente lo "scalino" prodotto dalla lente ad ogni ammiccamento).
La comodità di porto è inizialmente inferiore di quella delle lenti morbide, infatti le morbide sono immediatamente confortevoli mentre le RGP richiedono all'occhio qualche minuto di adattamento. Tuttavia col passare delle ore le lenti morbide possono diventare poco confortevoli poiché favoriscono l'evaporazione del liquido lacrimale e la sensazione di occhio secco, mentre le lenti RGP non soffrono di questo inconveniente.
Un loro svantaggio di tipo "psicologico" può essere dovuto alla resistenza all'idea di mettere un qualcosa di rigido nell'occhio.
In genere sono otticamente migliori delle lenti morbide.
La prima lente di questo tipo apparve nel 1977.
Lenti rigide (PMMA)
Le lenti a contatto "rigide" di una volta, minuscole (con un diametro minore di quello dell'iride) esistono ancora pur essendo poco diffuse.
L'occhio "respira" molto meno con queste lenti che con le lenti RGP e quindi, nei casi in cui si preferisce una lente rigida, normalmente la scelta cade su una lente RGP.
Tuttavia queste lenti non sono affatto estinte, infatti per un limitato numero di persone sono ancora preferibili alle lenti RGP o alle lenti morbide.
Essendo molto piccole e molto "mobili" sulla cornea (al contrario di quelle morbide che in genere si muovo pochissimo, uno o due decimi di millimetro, sulla cornea) queste lenti sono, se ho ben capito, ancora una soluzione accettabile per quanto riguarda l'ipossia (la scarsità di ossigeno alla cornea).
La misura del Dk/t non ha senso per queste lenti (che di loro non sono gaspermeabili), l'ossigenazione viene appunto garantita non dalla permeabilità all'ossigeno del materiale, ma dallo strato di liquido lacrimale sotto la lente, dal fatto che la lente è di piccolo diametro e che è piuttosto mobile sulla cornea per cui la parte della cornea sotto la parte esterna della lente viene alternativamente coperta e scoperta facilitando l'ossigenazione del sottostante liquido lacrimale (c.d. "effetto pompa").
Una lente morbida tipica o una lente RGP ha un diametro di 14 mm. Una lente rigida tipica ha un diametro di 9 mm o anche meno. Le superfici (proiettate sul piano) sono quindi rispettivamente 63,585 e 153,86 millimetri quadrati, la superficie di una lente rigida è quindi meno della metà, circa il 41% di quella di una lente morbida.
Il materiale di cui sono fatte è il polimetilmetracrilato (PMMA), sviluppato nel lontano 1934, la prima lente a contatto realizzata con questo materiale è stata brevettata nel 1948, e praticamente il PMMA è stato l'unico materiale usato per le lenti a contatto fino al 1971, anno in cui sono comparse sul mercato le prime lenti morbide.
I nomi commerciali di sostanze derivate dal PMMA sono molto familiari: plexiglas, perspex....
Non essendo "spugnose" possono essere pulite e disinfettate in profondità e sono quindi totalmente prive di una "data di scadenza", potendo essere portate anche per molti anni (come disse mia zia: "finché non le perdi").
La pulizia e la sterilizzazione sono effettuabili in modo semplice ed economico (pulizia anche con acqua e sapone, e poi disinfezione termica) e dal momento che la lente non è porosa si ha la totale assenza di sostanze chimiche portate dalla lente sull'occhio, caratteristica che può essere molto gradita a soggetti i cui occhi mal sopportano i residui di sostanze chimiche che inevitabilmente rimangono sulle lenti morbide e in minor misura sulle lenti RGP.

Se escludiamo il caso delle lenti usate con porto continuo, diurno/notturno, sconsigliabile in genere alle persone che hanno a cuore i propri occhi, le uniche lenti che consentono all'occhio di non venire mai in contatto con sostanze chimiche detergenti e disinfettanti sono, oltre alle lenti giornaliere "usa e getta", le lenti PMMA (c'è poi il caso delle lenti bisettimanali per cui possa essere effettuata la disinfezione solo col calore).

Queste lenti, come pure le lenti rigide gaspermeabili, sono inoltre in genere otticamente migliori delle lenti morbide, e consentono una più vasta gamma di lavorazioni, in particolare sono in genere migliori delle lenti morbide (ma non delle RGP) per quanto riguarda la correzione dell'astigmatismo.
Possono in genere essere portate da persone con lacrimazione scarsa (ovviamente non scarsissima) e che avrebbero problemi con le lenti morbide.

Un loro difetto è il fatto che si perdono con una certa "facilità" e non sono certo indicate per giocare a pallone... inoltre particelle anche minuscole di polvere possono dare grande fastidio e non sono indicate per le attività all'aperto o comunque in ambienti che facilmente costringerebbero il portatore a levarle e riapplicarle.
Il ridotto diametro di queste lenti rispetto alle lenti morbide e RGP e la maggiore distanza dalla cornea rispetto alle morbide favorisce l'ingresso di particelle estranee sotto la lente. E' pure vero che i portatori di queste lenti solitamente imparano che si fa presto a levare le lenti, bagnarle con la saliva e riapplicarle, c'è chi lo fa senza smettere di camminare.
Questa pratica, che è accettabile per lenti non permeabili, è invece sconsigliata per tutte le lenti morbide e le lenti rigide gaspermeabili, che mantengono sempre in qualche misura al loro interno la saliva e la carica batterica della stessa, favorendone la proliferazione all'interno della lente. Molti portatori di lenti rigide passando alle lenti morbide hanno mantenuto questa pratica (invero assai "pratica") e si sono fatti del male.

Queste lenti, come anche le lenti RGP, hanno probabilmente anche uno svantaggio "psicologico": infatti l'idea di portare dei pezzetti "di vetro" (non si tratta di vetro, ma di una plastica ottica, rigida) nell'occhio può essere di per sé un ostacolo.
Hanno anche lo svantaggio di essere chiaramente visibili sull'occhio (sono più piccole dell'iride) e danno all'occhio, da vicino e a guardare bene, un aspetto un po' strano, per certi versi innaturale. Bisogna comunque essere osservatori acuti per notare queste lenti sull'occhio di una persona (oppure bisogna che vi piaccia molto...).
Lo spessore al centro delle lenti rigide è circa triplo rispetto allo spessore al centro delle lenti morbide, e questo è probabilmente uno dei maggiori difetti di questo tipo di lenti, percepite da molti utenti come scomode, anche a causa del loro piccolo diametro.
Probabilmente prima di pensare a una lente di questo tipo dovreste provare una RGP (anzi, è difficile che lo specialista vi proponga una lente rigida senza avere prima fatto prove con le lenti RGP). Ma se avete una ragione particolare (complessità della lente ad es. per un astigmatismo difficile da correggere, necessità di pulizia semplice, totale intolleranza dell'occhio alle sostanze chimiche) può anche darsi che la vostra scelta migliore sia una lente rigida.
Lenti di biopolimeri
È la terza grande categoria di lenti morbide (con le HEMA o "idrogel", di gran lunga le più diffuse, e le "idrogel-silicone"). Mi risultano solo le Proclear prodotte da CooperVision. Il materiale si chiama omafilcon A ed è basato su un materiale sintetico "equivalente" a un grasso contenuto nella membrana delle cellule, prodotto da Biocompatibles Eyecare, che si chiama Fosforilcolina. In generale questi materiali che imitano da vicino le sostanze naturalmente prodotte dall'organismo umano sono detti "biomimetici", vengono usati in medicina per protesi e trapianti di tutti i tipi comprese ossa, dischi intervertebrali e altri tipi di tessuti. La divisione Eyecare di Biocompatibles è stata acquistata nel 2002 da CooperVision e le lenti Biocompatibles Eyecare Proclear sono ora le CooperVision Proclear (potreste trovare la vecchia denominazione in qualche sito).
Il materiale di cui sono fatte ha, secondo quanto sostenuto dal produttore, la capacità naturale di attrarre e "circondarsi" di molecole d'acqua, quindi la lente rimane facilmente umida e confortevole.
Il produttore afferma anche che queste lenti tendono ad accumulare meno proteine.
Sono lenti per porto diurno e sostituzione mensile e sono consigliate in particolare a chi ha problemi di "occhi secchi" con le lenti morbide HEMA dopo svariate ore di utilizzo (la c.d. "sindrome delle cinque").
Il loro costo è poco maggiore delle lenti mensili idrogel, non sono molto reperibili mi pare, se siete interessati a provarle potete anche rivolgervi a un negozio su internet o magari "ordinarle" presso un negozio che venda altre lenti CooperVision.
Un loro inconveniente è che i batteri "aderiscono" al materiale e lo colonizzano quindi più facilmente che nel caso delle lenti idrogel.
Lenti idrogel-silicone
Le lenti idrogel-silicone sono lenti morbide a frequente sostituzione e porto mensile continuo(!), ve ne sono finora due soli modelli: CIBA VISION "Focus Night & Day" (lotrafilcon A), BAUSCH & LOMB "Pure Vision" (balafilcon A) e sono una generazione nuova, una netta rivoluzione rispetto alle lenti morbide basate sull'HEMA (che vengono ora chiamate "idrogel convenzionali"), con caratteristiche di gaspermeabilità nettamente superiori a qualsiasi cosa vista finora, tanto da poter essere prescritto per il porto mensile continuo, cioè ininterrottamente giorno e notte. In futuro verranno distribuite anche in Italia le Johnson & Johnson "Acuvue Advance" che sono anch'esse appartenenti alla famiglia idrogel-silicone, ma sono consigliate solo per il porto diurno.
Grazie anche al materiale e ad una particolare lavorazione superficiale le lenti idrogel-silicone uniscono la scarsa "inquinabilità" delle lenti a basso contenuto d'acqua ad un'alta gaspermeabilità. Sono in genere più costose delle bisettimanali, ma non delle giornaliere.

Facciamo una considerazione: le lenti bisettimanali sono in genere indicate per il porto settimanale continuo o quello bisettimanale solo diurno. Ergo, la lente tenuta solo di giorno si "inquina" la metà che se tenuta giorno e notte. Ne consegue che le lenti a porto mensile continuo se tenute solo di giorno dovrebbero durare sane e confortevoli per circa due mesi "nominali impliciti" (le due case produttrici consigliano la sostituzione dopo un mese, anche se le si leva ogni notte), e ovviamente di più se si supera la durata nominale.
Una confezione da 3 lenti CIBA costa circa 40 Euro e in un anno la spesa per lenti dovrebbe aggirarsi sui 160 euro per la sostituzione a frequenza "nominale implicita" (2 occhi per cranio, 2 mesi per lente, uguale 12 lenti cioè 4 confezioni da 3) e anche meno se si supera questa durata "nominale implicita" (v.
reale frequenza di sostituzione delle lenti).

Considerato che le lenti bisettimanali Acuvue costano circa 20 euro per una scatola da 6, il porto delle lenti bisettimanali costa circa 120 euro l'anno o poco più. Quindi le lenti "Night & Day" dovrebbero essere (se si portano confortevolmente per due mesi, solo di giorno) il 30% più costose delle lenti bisettimanali Acuvue (che sono però tra le più costose, tra le bisettimanali). Sto assumendo l'ipotesi che i costi per i liquidi siano all'incirca gli stessi (pulizia con soluzione salina, permanenza in soluzione disinfettante/pulente per una notte a settimana).

Le lenti B&L "Pure Vision" sono un po' "fantomatiche". Il sito statunitense e il sito europeo di Bausch & Lomb non ne fanno menzione, mentre alcuni siti nazionali (ad esempio quello italiano) sì. Questo perché è in atto un contenzioso tra CIBA e B&L perché Ciba sostiene che B&L ha violato un suo brevetto. In alcuni paesi la vendita delle "Pure Vision" è stata sospesa, in altri no.
Originariamente le "Pure Vision" erano fabbricate negli Stati Uniti d'America, ora come conseguenza del contenzioso in atto sono fabbricate credo in Irlanda. Comunque esistono e si trovano in commercio in Italia.
Il loro costo è più contenuto di quello delle CIBA, le PureVision costano infatti 25 Euro per una scatola da 3, quindi in un anno, secondo i criteri di cui sopra, si spenderebbero 100 Euro cioè un costo allineato a quello medio delle bisettimanali idrogel.
Le lenti idrogel-silicone, come detto a proposito della permeabilità all'ossigeno, sembrano avere molti vantaggi: alta gaspermeabilità con contenuto d'acqua non troppo elevato, bassa tendenza ad accumulare depositi di proteine, e nel complesso sono molto "sane" per l'occhio.

Riporto qui una statistica riguardo l'incidenza di cheratite microbica secondo alcuni studi (la cheratite microbica è quasi l'unica complicazione che, se non curata, può portare alla perdita della vista, e se c'è una cosa per cui stare in guardia è la cheratite microbica):
- Lenti a contatto idrogel convenzionali (tutte le altre lenti a frequente sostituzione) con porto diurno: tra 2,2 e 5,2 casi ogni 10.000 anni/paziente;
- Lenti a contatto idrogel convenzionali con porto continuo (notturno/diurno): 1 caso ogni 500 anni/paziente;
- Lenti a contatto idrogel-silicone con porto diurno: 1 caso ogni 15.800 anni/paziente (14 casi su 221.500 anni/paziente);

Le statistiche sulle lenti a contatto idrogel-silicone non sono ancora "mature" come quelle sugli altri due tipi, ma si vede chiaramente che l'incidenza di questo male dovrebbe essere circa 12 volte inferiore con l'uso di lenti idrogel-silicone rispetto a quello delle lenti idrogel convenzionali, questo per quanto riguarda il porto diurno; si vede anche che, per quanto riguarda le lenti idrogel-convenzionali, il porto notturno aumenta di circa 5 volte l'incidenza di questo male.
Considerato che le lenti idrogel-silicone vengono commercializzate puntando sulla possibilità di porto continuo (notturno/diurno) sarebbe interessante avere anche i dati di incidenza di cheratite microbica per il porto continuo in modo da poterlo comparare con quello delle lenti idrogel convenzionali.
In generale vale ripetere quanto detto: se non avete una necessità specifica, evitate il porto notturno!

Gli svantaggi di questa nuova generazione di lenti sembrano essere:
- una certa difficoltà di applicazione;
- una certa difficoltà ad accorgersi se la lente è inserita a rovescio (il che tra l'altro sembra creare una sorta di indesiderato effetto ortocheratologico, vedi sezione ortocheratologia);
- alcuni utenti hanno l'effetto "occhio secco" con queste lenti come e più che con le lenti ad alto contenuto d'acqua;
- in generale per queste lenti viene sconsigliata la disinfezione termica (metodo che io considero più sano della disinfezione chimica, per quanto già più volte esposto) e se bene intendo anche tutte le soluzioni disinfettanti al perossido e le soluzioni di pulizia enzimatiche sono da evitare con queste lenti.

Aggiungerei che mentre con le lenti bisettimanali si può anche, a mio sommesso avviso, fare a meno della disinfezione oppure con certe lenti ricorrere alla sterilizzazione col calore, con una lente portata durante il giorno per uno o due mesi di seguito mi comporterei in modo diverso, e sicuramente farei una disinfezione a settimana. Questo è comunque un "difetto" poiché, non essendo consigliata la disinfezione termica con queste lenti, non rimane che la disinfezione chimica, evitabile con le lenti idrogel convenzionali giornaliere o bisettimanali.
Mi sembra che, dal punto di vista della salute dell'occhio, la cosa sia ampiamente compensata dalla maggiore gaspermeabilità della lente;

- Non correggono l'astigmatismo; le lenti B&L PureVision sono disponibili solo per miopi, le CIBA Night & Day anche per presbiti.
- Sono più "rigide" delle lenti idrogel convenzionali e richiedono normalmente un tempo di adattamento di 3-5 giorni. Possono dare una sensazione di minore comodità (dai giudizi che ho raccolto su internet si direbbe che queste lenti vengono giudicate piuttosto comode, le PureVision un po' più comode delle Night & Day).
- Sono fatte da un materiale nuovo, molto "diverso" da quanto è stato messo sull'occhio umano finora e in assoluto il più recente. Il materiale diretto concorrente è l'HEMA che ha già 33 anni di storia clinica. I materiali biomimetici hanno comunque una storia clinica abbastanza lunga e un campo di applicazione più vasto del campo delle lenti a contatto. Essendo state introdotte da pochi anni, non è ancora possibile sapere con certezza se le lenti idrogel-silicone comportano inconvenienti di lungo periodo quali, ad esempio, la migrazione di sostanze dalla lente all'organismo.

Lenti particolari

Di seguito una brevissima descrizione di alcuni tipi di lenti particolari in commercio, non esaustiva.
Lenti toriche
Lenti che correggono l'astigmatismo, anche in concomitanza con la correzione di altri difetti di rifrazione quali miopia o presbiopia. Fino a pochi anni fa le lenti toriche erano quasi sempre lenti rigide o RGP, da pochi anni esistono anche lenti toriche morbide, in materiali derivati dall'HEMA.
In generale l'astigmatismo è una cosa otticamente meno semplice da correggere della miopia, ogni occhio ha un suo "tipo" di astigmatismo e, più frequentemente per l'astigmatismo che per la miopia, la migliore correzione si ottiene solo con lenti fatte dall'ottico "su misura" dell'occhio.
Esistono anche lenti toriche con misure predefinite (anche a frequente sostituzione) ma in questo caso l'astigmatismo viene corretto prendendo in considerazione un numero inferiore di parametri, può darsi quindi che giudichiate insoddisfacente la correzione ottica offerta da una lente torica a frequente sostituzione ma siate invece soddisfatti da una lente torica fatta "su misura".
È inoltre da notare che la modificazione di "geometria" che le lenti morbide subiscono quando si ha l'"occhio secco" è più pronunciata nel caso delle lenti toriche, quindi i portatori di lenti toriche hanno un motivo in più per scegliere lenti RGP (anziché morbide) rispetto ai portatori di lenti sferiche.
Tuttavia le lenti toriche tendono ad essere più spesse delle lenti sferiche e quindi, considerato che le lenti RGP sono in genere già di loro più spesse di quelle morbide (o comunque per molti meno confortevoli, almeno nelle prime ore), i portatori di lenti toriche hanno anche un motivo in più per scegliere le lenti morbide (anziché RGP).
Lenti asferiche
Lenti dalla qualità ottica particolarmente elevata (minimizzando l'aberrazione sferica, un difetto delle lenti sferiche intrinsecamente connesso alla loro geometria) e che quindi possono risultare utili a chi ha esigenze di qualità ottica molto elevata in sé (penso sempre al giocatore di golf) e, stando alle affermazioni dei produttori, a chi soffre di stanchezza visiva la sera (maggiore la qualità ottica della lente, minore l'affaticamento). Esistono in quasi tutti i materiali: RGP, idrogel, idrogel a frequente sostituzione (Ne ho viste nei cataloghi CIBA e CooperVision).
Lenti progressive
Analogamente agli occhiali con la "lunetta" o a quelli con lenti progressive, queste lenti a contatto possono correggere simultaneamente miopia e ipermetropia cioè la difettosa messa a fuoco sia da vicino che da lontano, ovvero possono essere realizzate "neutre" per la visione da lontano e con lente da presbite per la visione da vicino, insomma proprio come gli occhiali. Anche queste fino a qualche anno fa erano regno incontrastato delle RGP, ma da pochi anni sono arrivate lenti morbide (HEMA) progressive e anche quelle a frequente sostituzione. La correzione comunque non è agevole come con gli occhiali, e spesso per raggiungere risultati soddisfacenti sono necessari svariati tentativi.

Per la correzione di presbiopie lievi si usa talvolta addirittura la "monovisione", cioè un occhio è corretto per la visione da vicino e l'altro per la visione da lontano. E' una tecnica da adottare con cautela poiché può dare una visione "faticosa", una diminuita percezione delle distanze (attenzione soprattutto guidando!) e una diminuita percezione del contrasto.

Nel campo delle lenti progressive comunque c'è "grande fermento" e verosimilmente col passare degli anni anche in questo ambito di correzione le lenti a contatto vedranno aumentare il numero di utilizzatori.
Considerato che, con l'avanzare dell'età, l'emergere della presbiopia è molto probabile è logico pensare che una persona miope che porta le lenti a contatto per la miopia a una certa età voglia passare alle lenti bifocali anziché agli occhiali bifocali.
Inoltre c'è una buona parte di umanità che non ha mai portato occhiali in vita sua se non fino all'emergere della presbiopia, queste persone sono tutte potenziali utenti di lenti a contatto progressive e quindi il mercato delle lenti a contatto progressive è potenzialmente assai più vasto di quello delle lenti a contatto per la correzione dei "normali" difetti di rifrazione (non insorgenti con l'età).
C'è quindi da credere che gli investimenti in ricerca, in questo campo, siano notevoli.
Lenti ortocheratologiche
Si tratta di lenti rigide gaspermeabili (ultimamente si fanno sperimentazioni anche con lenti idrogel-silicone) che vengono portate a secondo dei tipi solo di notte oppure di giorno, e il cui scopo non è il miglioramento della visione in sé, ma la lieve "compressione" della cornea in modo che questa assuma, e poi mantenga, una forma tale da dare all'occhio una accuratezza visiva come quella dell'occhio sano, senza portare lenti.
In pratica la lente "deforma" la cornea in modo che venga compensato il difetto visivo.
L'effetto è solo temporaneo, infatti la cornea tende comunque a riassumere la propria forma naturale e dunque il difetto visivo dell'occhio riemerge: nei primi tempi la cornea tende a riassumere la propria forma naturale entro un certo numero di ore, mano a mano che si procede con la terapia la cornea tende a riprendere la propria forma naturale sempre più lentamente, per cui dopo qualche settimana di terapia le lenti vengono sostituite con lenti "di mantenimento", da indossare anche poche ore al giorno.
Dopo che si è passati alle lenti di mantenimento, quindi dopo l'adattamento iniziale, il tempo di ritorno del difetto visivo, se non si indossano le lenti di mantenimento, è di svariati giorni, insomma non c'è il pericolo che, guidando, improvvisamente ritorni il difetto visivo!
(A proposito di guida, credo comunque che si debba fare opera notevole di convincimento del carabiniere che vi ferma, vede sulla patente "guida con lenti", e non vede né lenti a contatto né occhiali... suppongo si vada in giro con qualche sorta di certificato).
Questa tecnica è praticata da più di 40 anni per il porto diurno, e da 15 anni per il porto notturno.
Le lenti sono fabbricate a partire da stampi ricavati da una tomografia corneale computerizzata, sono quindi esattamente su misura dell'occhio della persona e sono calcolate in modo da applicare, come detto, una leggera pressione sulla cornea, pressione che deve essere calcolata e applicata con estrema precisione.
Uno scenario tipico è questo: il paziente indossa le lenti durante il sonno, per 8 ore. La mattina le leva, e vede correttamente (ad esempio guida senza occhiali) fino a sera. Le riapplica prima di andare a letto.
Passati alle lenti "di mantenimento", l'utente indossa le lenti anche poche ore al giorno (di giorno o di notte) e impedisce quindi la rideformazione della cornea.
Visto che le lenti funzionano comunque anche come lenti a contatto tradizionali, è sempre possibile, anche durante il periodo di adattamento, indossarle durante il giorno se non le si era indossate (o non le si è indossate abbastanza) durante la notte, levandole poi a metà mattinata. Le lenti poi di mantenimento possono essere indossate poche ore al giorno, quindi è possibile indossarle anche di giorno per qualche ora, e poi levarle senza problemi (si evita all'occhio lo "stress" del porto notturno delle lenti).

Le esigenze che questo tipo di lenti soddisfano sono quindi particolari: possono essere utili a quelle persone che per lavoro affrontano ambienti che non sono favorevoli alle lenti a contatto, ad esempio frequentano ambienti "polverosi" o con particelle solide in sospensione (segherie, pasticcerie, botteghe di parrucchiere, laboratori chimici...) e possono essere addirittura utili a quelle persone che per lavoro devono preferibilmente avere una vista acuta senza lenti: piloti di aereo?, sportivi professionisti (pensate all'importanza che una visione corretta assume nel calcio, nel golf, nel baseball, nell'automobilismo), guardie giurate?.
Vi sono inoltre situazioni nelle quali non si vuole o si preferisce evitare di dipendere da uno strumento ottico: sommozzatori, deltaplanisti, praticanti di parapendio, pompieri ecc.

A occhio e croce direi inoltre che si tratta di una pratica che ha quasi tutti i vantaggi delle operazioni chirurgiche volte a ripristinare il corretto funzionamento dell'occhio (chirurgia refrattiva), senza i notevoli inconvenienti ad esse connessi: rischio di non riuscita dell'operazione e peggioramento della vista, maggiore rischio di infezioni, riduzione dello spessore della cornea con conseguente maggiore fragilità e minore margine di intervento in caso di successivi disturbi quali la cataratta; tendenza a riprendere il difetto visivo col passare degli anni.

Gli inconvenienti ci sono:
- Anche se durante il giorno non si portano le lenti o si portano poco, rimangono le normali controindicazioni delle lenti: non sono compatibili con malattie oculari in corso, con ipolacrimia, e aumentano il rischio di disturbi oculari.

- Quelle che si portano durante la notte vanno accuratamente provate dietro controllo medico, il porto notturno delle lenti a contatto è comunque una cosa che sollecita notevolmente l'occhio. Verificate il Dk/t e controllate spesso lo stato di salute dell'occhio. In nessun sito ho trovato il valore di Dk/t dichiarato per il porto notturno, si parla genericamente di "alta gaspermeabilità".

- È maggiormente adatta per la cura della miopia, per le altre disfunzioni visive l'efficacia è minore;

- Per la miopia si arriva a 5 o 6 diottrie di correzione, non è quindi sufficiente per miopie notevoli, o meglio non è sufficiente da sola, ma naturalmente è possibile usare questa terapia per ridurre il disturbo e poter poi indossare occhiali "normali", meno fastidiosi di quelli con 10 diottrie di correzione.

- Richiede un tempo iniziale di adattamento di qualche settimana, con visite frequenti. Dopo i primi tempi si passa ad un altro paio di lenti, "di mantenimento". In generale nel primo periodo ci sono una serie di visite e insomma di fastidi per il paziente.

- Il costo è ancora veramente notevole, a causa della complessità della lavorazione e della terapia e anche, direi, della scarsa diffusione di questo tipo di terapia (che rende il cospicuo costo dei macchinari ammortizzabile solo su un piccolo numero di lenti): circa € 1000 per ciascun occhio per l'applicazione iniziale, bisogna poi considerare che ogni 1 o 2 anni bisogna sostituire le lenti (proprio come accade con le lenti rigide gaspermeabili "normali") mettendo in conto un costo pari a circa il 50% della spesa iniziale.

I "liquidi"

Sommaria classificazione dei liquidi in commercio
  • Soluzioni saline (conservate)
  • Le soluzioni saline sono liquidi di semplice composizione, il cui grado di acidità (pH) densità ecc. li rende molto ben tollerati dall'occhio... non fosse per il conservante, che è sempre una sostanza potenzialmente irritante. La soluzione salina si usa per il risciaquo della lente prima di applicarla sull'occhio, cioè per eliminare - quantomeno dalla superfice della lente - i resti di disinfettanti e saponi prima dell'applicazione sull'occhio. Praticamente tutte le soluzioni saline in commercio sono "preservate" cioè contengono un conservante (in genere Thimerosal, EDTA, sodio edetato, disodio edetato, Clorexidina) e ripeto questo conservante non piace all'occhio. Una buona parte delle irritazioni cui va incontro il portatore di lenti a contatto sono dovute a questi conservanti, e quindi meditate, gente, meditate un attimo prima di proseguire la lettura.
    Un flacone di soluzione salina conservata deve essere usato entro un tempo generalmente di 90 giorni (naturalmente è indicato nella confezione). Quando si parla di "soluzione salina" si intende normalmente la soluzione salina conservata.

  • Soluzioni saline senza conservanti
  • Sebbene più difficile da trovare, esiste un tipo di soluzione salina identica a quella di cui sopra, ma senza conservanti. In questo caso il fabbricante indica esplicitamente che la soluzione salina non può essere usata trascorsi 21 giorni dalla data di apertura. Normalmente, se seguite il mio metodo di pulizia delle lenti, che fa abbondante uso di soluzione salina senza conservante, e se portate le lenti tutti i giorni, un flacone non vi durerà oltre la data di scadenza.
    Per chi fa uso di lenti tutti i giorni (non occasionalmente) le soluzioni saline senza conservanti sono il modo migliore per sciacquare la lente prima di metterla sull'occhio, e vedremo come in alcuni casi possano essere l'unico "liquido" di cui si ha bisogno.
    Le confezioni con cui queste soluzioni sono proposte variano.
    Anni fa si trovava in commercio la soluzione salina senza conservanti della IOM - Baush & Lomb di Macherio, in normali confezioni richiudibili da mezzo litro. L'ho usata per anni e anni con soddisfazione estrema, tra l'altro costava molto poco, mi pare L. 1500 per flacone da mezzo litro, quindi meno della soluzione salina conservata e meno della metà della soluzione fisiologica venduta in farmacia.
    Ora sono tornato all'ottico dove la trovavo, unico in Roma che avessi trovato che la vendeva, e non l'ha più.
    In alternativa a questa si trovano in commercio presso parecchi ottici delle soluzioni saline senza conservante vendute in piccole fialette NON RICHIUDIBILI. Se usate per la pulizia quotidiana rappresentano una soluzione piuttosto costosa, visto anche lo spreco dovuto alla non richiudibilità della fialetta. Certo quella che si usa a casa la mattina può magari essere finita la sera, ma quelle che ci si porta dietro per riapplicare la lente costringono a sprecare molto liquido, non essendo la fialetta richiudibile e non essendo, ovviamente, la fialetta aperta trasportabile (a meno che non vogliate dare l'impressione di esservi fatti la pipì addosso). Inoltre se si volesse riapplicare la lente a distanza di ore dalla prima riapplicazione, come può capitare, non si potrebbe (con la prima riapplicazione è stata aperta la fialetta, dopodiché la fialetta è stata gettata per evitare di avere la tasca completamente bagnata, e si è rimasti senza liquidi "di emergenza").
    Si potrebbe operare così: in caso di riapplicazione della lente si usano dapprima i liquidi nel flaconcino richidibile da 10ml (vedi
    umettatura) e poi si finisce il lavoro col flaconcino non richiudibile, e quello che avanza lo si versa nel flaconcino richiudibile.
    Oppure: si esce di casa con un flaconcino riempibile di 10ml pieno, e un altro flaconcino di 10ml vuoto, che si sterilizzerà sempre insieme all'altro. Quando si deve aprire il flaconcino non richiudibile, lo si usa e poi si mette la soluzione salina che avanza nel flaconcino da 10ml vuoto. Rimane il fatto che in generale si tratta di soluzioni saline che, comparando il costo al litro, sono molto costose rispetto alle soluzioni conservate. Una confezione Alcon Salina Monodose con 30 flaconcini da 15 ml costa 5 o 6 euro (NB per 450 ml), ha quindi un costo al litro non lontano da quello delle soluzioni uniche.
    V. però sotto la possibilità di preparare le soluzioni saline "fai da te".

  • Disinfettanti
  • Questi liquidi servono a "sterilizzare" la lente. Possono naturalmente essere usati anche per sterilizzare l'astuccio (normalmente è possibile sterilizzare semplicemente l'astuccio anche nel forno a microonde, ma non la lente. Alcune lenti tuttavia si prestano alla disinfezione termica).
    La ossessione per la disinfezione è uno dei problemi dei portatori di lenti a contatto, che pongono i loro occhi costantemente a contatto con sostanze nocive all'occhio, questo vale in particolare per chi fa uso di soluzioni uniche e ancor più se non risciacqua la lente prima di applicarla sull'occhio.
    Normalmente, l'occhio si disinfetta da sé. La lente può benissimo essere disinfettata una volta a settimana. Eccezioni a questa regola sono rappresentate dai casi in cui la lente a contatto viene a contatto con l'acqua di rubinetto, di mare, di piscina che possono trasmettere germi assai fastidiosi. In questi casi è buona norma disinfettare le lenti dopo l'uso in piscina.
    La disinfezione in questi casi deve essere piuttosto accurata. Non tutti i disinfettanti chimici riescono a uccidere l'acantoameba, meglio ricorrere se possibile alla disinfezione termica (ovvero se andate spesso in piscina allora orientatevi su lenti a contatto sterilizzabili termicamente, lo sono anche alcune lenti a contatto a frequente sostituzione, ad esempio le diffuse SeeQuence, e di un apparecchio per la sterilizzazione termica).

    Una classe a parte di liquidi per disinfezione è costituita dai perossidi di idrogeno. In passato si trovavano normalmente in due diverse soluzioni, la prima che disinfetta la lente ma è irritante per l'occhio e la seconda che neutralizza la prima e rende la lente atta ad essere applicata. Ora si preferisce usare soluzioni al perossido che non hanno bisogno di essere neutralizzate con un liquido a parte, semplificando l'operazione. Alcuni di questi tipi di disinfettanti sono senza conservanti e mi sembrano una sana alternativa alla disinfezione termica e, a lume di naso, una valida alternativa ai disinfettanti chimici. Non ho tuttavia trovato prove comparative riguardo l'efficacia dei sistemi al perossido rispetto alla disinfezione chimica o a quella termica.

  • Disinfezione termica
  • Una alternativa alla disinfezione chimica che sta tornando in auge è la disinfezione termica. Questa viene fatta in genere con appositi apparecchi. In passato questi effettivamente "bollivano" la lente, e questo causava un più rapido degrado della lente a contatto. Oggidì esistono sterilizzatori che tengono la lente a 80 gradi per 10 minuti, garantendo comunque alla lente un grado di disinfezione paragonabile a quello ottenuto con i metodi chimici. È fondamentale per la corretta disinfezione che la lente sia ben pulita prima di disinfettarla, e che venga osservata una corretta igiene dell'astuccio. Liberare la lente dalle proteine è particolarmente importante perché il trattamento termico trasforma le proteine rendendole un elemento che facilita la colonizzazione da parte dei batteri.
    Non ho mai visto questi sterilizzatori finora, non ho idea di quanto costino.
    Esistono anche sterilizzatori a raggi UV, parecchio costosi.


  • Detergenti
  • Questi liquidi servono a facilitare il distacco delle proteine dalla lente, in modo da tenere la lente a lungo confortevole, sana, otticamente soddisfacente. Esistono anche soluzioni enzimatiche con lo stesso scopo.

  • Soluzioni uniche
  • Questi liquidi sono la cosa da evitare o per lo meno è da evitare l'uso come e il concetto di "soluzione unica".
    Come il nome implica questi liquidi potrebbero, secondo i fabbricanti, essere usati in sostituzione di tutti gli altri, svolgendo la funzione di disinfezione, detersione e addirittura di risciacquo. La semplicità d'uso è estrema: si sciacqua la lente con la soluzione unica, la si applica sull'occhio. Alla sera, si leva la lente, la si sciaqua con la soluzione unica, la si mette a riposo nell'astuccio riempito di soluzione unica. Quindi c'è una sola soluzione da portarsi dietro, non c'è da giocare al "piccolo chimico" il che è per alcuni di grande sollievo, non c'è manutenzione settimanale di cui ricordarsi, e potrebbe sembrare assai comodo ad esempio a chi ha la buona abitudine di fare ossigenare l'occhio durante un'ora della giornata, in pausa pranzo: non ci si deve portare al lavoro due o tre flaconi di liquido, ne basta uno.

    Ripeto questa cosa è da evitare

    Da un lato ci sono considerazioni economiche: confrontate il costo delle soluzioni uniche come Pemag Plus (€ 8 o più per mezzo litro, come il vino d'annata...) rispetto alla soluzione salina "preservata" della stessa casa (€ 1,5 al massimo). Se proprio volete disinfettare e detergere la lente in un'unica soluzione, limitatevi a lasciarla a bagno la notte nella soluzione unica, ma al mattino sciacquatela con la soluzione salina prima di applicarla sull'occhio, avrete risparmiato notevolmente visto che la maggiore quantita di liquido si usa nella fase di pulizia/sciacquo non nella fase di ammollo notturno.
    Soprattutto è da evitare per ragioni igieniche: la soluzione unica, non a caso, dà un notevole bruciore appena applicata la lente sull'occhio.
    Se anche riteneste necessario o opportuno disinfettare e pulire la lente ogni notte, non avete mai alcun bisogno di imporre questo trattamento anche all'occhio: sciacquate la lente con soluzione salina (meglio se non conservata) SEMPRE prima di applicarla all'occhio.
    Se a metà giornata volete levare le lenti per un'ora, l'unico liquido che vi porterete al lavoro sarà la soluzione salina, non certo la soluzione unica. Un'ora di nuotatina nella soluzione salina non dà alcun problema alla lente e non causa certo una grande proliferazione batterica.


  • Soluzione salina non conservata "fai da te"
  • Il mio personale parere è che un occhio libero dalle sostanze chimiche contenute nei "liquidi" (compresi i conservanti) sia un occhio che ha molte più probabilità di restare sano di un occhio che non gode di questo privilegio. Ripeto che si tratta di un mio personale parere, seppure confortato da anni di pratica "eretica" rispetto a quanto scritto sui foglietti illustrativi delle lenti.
    La soluzione salina senza conservanti in flaconi da mezzo litro è molto difficile da trovare. A Roma, dove vivo, l'ho trovata da un solo ottico negli anni passati, era prodotta da IOM - Bausch & Lomb, ma ora non la trovo più da nessuna parte.
    Si trovano in commercio come detto soluzioni saline vendute in piccoli contenitori non richiudibili, ma in genere hanno un costo al litro molto elevato e per giunta le confezioni non richiudibili generano un grosso spreco di prodotto se non si adotta qualche precauzione.
    Come fare se si vive in un posto dove non si trova la soluzione salina senza conservanti? Qui lo dico e qui lo nego, ma, a quanto ho capito, una "soluzione" c'è.
    Tutte le farmacie vendono la "soluzione fisiologica". Tipicamente viene venduta in boccette di vetro che hanno proprio tutto l'aspetto di quelle che rimangono appese negli ospedali sopra ai pazienti cui viene praticata una "flebo". Il contenuto di queste boccette è ai nostri fini del tutto equivalente a quello delle soluzioni saline non conservate per uso oftalmico. Il costo è leggermente superiore (€ 2,01 per un flacone da mezzo litro), ma più che quello il problema è nel fatto che la boccetta di vetro non si presta minimamente a pulire la lente: vi serve un contenitore di plastica, "spremibile", con un buchetto piccolissimo, con un tappo saldamente richiudibile e che rimanga chiuso anche durante il trasporto.
    Prendete allora un normale contenitore di una soluzione salina conservata, ma che sia riempibile. Un esempio è la soluzione salina conservata Schalcon, che però non fa una buona tenuta una volta sterilizzata e va aggiustata con un giro di nastro adesivo trasparente all'imboccatura. Meglio i contenitori di liquidi CIBA da 360 ml. e ancora meglio i contenitori dei prodotti Allergan.

    Sterilizzate il contenitore (vedere sezione sterilizzazione dei contenitori) e versatevi dentro la soluzione fisiologica dalla boccetta di vetro.
    Ecco che, con poco fastidio, vi ritroverete una soluzione salina non conservata ragionevolmente sana per essere usata entro due settimane. Fate tutto questo a vostro rischio e pericolo e ovviamente usate il buonsenso ("mani pulite", ad esempio, durante l'operazione).
    Probabilmente migliore quest'altro metodo: riempite il flacone di soluzione salina, chiudetelo e a questo punto sterilizzatelo a bagnomaria in una pentola d'acqua bollente (io porto a bollitura qualche minuto e lascio freddare nella pentola). La sterilizzazione non dovrebbe danneggiare la soluzione salina e avrete un flacone sterile fino all'apertura. Potrete quindi con questo sistema preparare 4 o 5 flaconi per volta, preparandovi una scorta che vi durerà più di un mese.
    Il costo della soluzione salina così preparata è di € 2,01 per un flacone da mezzo litro, al quale va aggiunto il fastidio di dover sterilizzare e rabboccare un contenitore riempibile.
    Esiste pure una soluzione fisiologica specifica per uso oftalmico (contiene anche un sale di potassio, mi pare, viene usata nei reparti oftalmici degli ospedali) comunque la soluzione fisiologica "normale" funziona ottimamente.

  • Soluzione salina non conservata "ancora più fai da te"?
  • Se volete risparmiare e siete amanti del fai-da-te, potreste essere tentati di produrre la soluzione fisiologica da soli: mezzo litro di acqua distillata + 4,5 grammi di cloruro di sodio.
    Se siete tentati dall'idea di prendere acqua di rubinetto e di farla bollire per fare depositare i sali e sterilizzarla, cambiate idea. L'acqua di rubinetto può trasmettere dei microbi, come l'acantoameba, che volentieri si nutrono del vostro tessuto corneale. E' vero che la bollitura prolungata uccide l'acantoameba, comunque eviterei...
    Non so riguardo il contenuto di microbi dell'acqua distillata, ma non ci metterei la mano sul fuoco, in fondo non si tratta di un prodotto nato per sciacquare le lenti a contatto, forse andrebbe bollito comunque.
    Insomma ciò che si ottiene con questi metodi artigianali non è esattamente la stessa cosa della soluzione fisiologica acquistata in farmacia. Considerata anche la perdita di tempo, probabilmente la soluzione fisiologica della farmacia è il migliore compromesso tra qualità, praticità e costo. Io non ci sono ancora riuscito, ma la si potrebbe forse trovare in negozi diversi dalle farmacie (negozi di articoli sanitari, profumerie, articoli per veterinari...). Si tratta infatti del presidio sanitario più semplice del mondo, secondo me potrebbero venderlo anche i supermercati. Anzi quando tutti avrete letto queste pagine e avrete tutti abbandonato la soluzione salina preservata e sarete passati alla "soluzione fisiologica" di farmacia, allora sicuramente la troverete anche al supermercato!.

    Nel complesso nel campo delle soluzioni saline non preservate porrei questo ordine di preferenza:
    - Soluzione salina non preservata IOM ora introvabile. Se la trovate, dovrebbe essere a circa € 0,80 ed è praticissima;

    - Soluzione fisiologica acquistata in farmacia, e usata per riempire un contenitori da 500 ml successivamente sterilizzati col calore. È la soluzione che uso attualmente;

    - Soluzione fisiologica non conservata nei flaconcini monodose ahimé non richiudibili (costosa e comoda).

    Considerazioni generali sull'uso dei liquidi
    Nel costo annuo del portare le lenti a contatto, una parte considerevole è rappresentata dal costo dei "liquidi".
    Questo va tenuto presente nella comparazione tra i costi dei diversi tipi di lenti: cambiare le lenti ogni 2 settimane, a 20 € per ogni pacco da sei lenti, può sembrare costoso rispetto al costo delle lenti di lungo periodo, ma prendere in considerazione il costo dei "liquidi" può capovolgere l'esito del confronto.

    Per i portatori di lenti a contatto "fisse" (quelle cioè che non si cambiano a intervalli regolari, oppure a intervalli regolari di almeno un anno) i liquidi svolgono l'importantissima funzione di rimuovere le proteine presenti nel liquido lacrimale e che si accumulano sulla (per le lenti morbide è il caso di dire "nella") lente, e la funzione di tenere sotto controllo la flora batterica presente nell'occhio e quindi anche nella lente. Alcuni di questi batteri sono patogeni e la lente tende a fare da "terreno di coltura" per i batteri rendendo più probabile l'insorgere di qualche infezione. Le infezioni oculari portano a una serie di inconvenienti, che possono essere di lieve entità - una irritazione che si risolve portando gli occhiali anziché le lenti a contatto per qualche settimana - o di entità assai seria, potendo arrivare in casi estremi non curati a pregiudicare la vista.
    Una lente con un grosso accumulo di proteine rende normalmente la visione meno nitida, e dunque è causa di affaticamento visivo, mal di testa, giramenti di testa ecc. I portatori di lenti a contatto morbide "fisse" quando - dopo ad esempio 18 mesi - cambiano le lenti possono notare un miglioramento della visione, cioè la nuova lente "fresca" ha prestazioni migliori della lente con mesi e mesi di lavoro alle spalle.
    Per quanto si pulisca a fondo una lente morbida o RGP infatti, un lento ma inarrestabile accumulo di proteine è inevitabile e quindi la sostituzione della lente sarà prima (per le morbide) o poi (per le RGP) necessaria (fanno eccezione unicamente le lenti rigide).
    Una lente non accuratamente trattata contro l'infezione batterica darà luogo probabilmente a fastidi dell'occhio quali bruciori o sensazioni persistenti di corpo estraneo che non sono da sottovalutare in quanto possono, se il problema non viene affrontato e risolto, portare a conseguenze anche gravi.

    Considerazioni sull'abuso dei liquidi
    Fatta la doverosa premessa, va anche detto che i "liquidi" non sono propriamenti benigni per l'occhio. Se vi va del sapone nell'occhio, l'occhio si lamenta e se siete saggi capirete il significato di quel lamento: l'occhio non gradisce i detergenti, e guarda un po' non gradisce nemmeno i disinfettanti e i conservanti. In generale, il corpo umano ha sempre poco da guadagnare venendo a contatto con sostanze estranee non da lui prodotte, le sostanze dei "liquidi" non fanno eccezione.

    Una cultura ormai troppo incline all'artificiale, all'introdurre nell'organismo cose che "fanno bene", a una certa manichea mentalità che divide "ciò che fa bene" da "ciò che fa male", ha abituato molte persone a maltrattare il proprio corpo.
    Le "vitamine", come dice il nome, sono per definizione "una cosa buona". Sembra quindi a molti che non vi sia nulla di male a prendere vitamine artificiali già "comodamente" inserite nel latte o nel succo di frutta. Sono vitamine, non possono fare che bene. Questo è un grave errore. Su questo punto non mi dilungo e vi rimando alla letteratura "igienista" in bibliografia. Per ora mi limito ad osservare che le sostanze chimiche estranee non fanno mai bene. (La salute non viene mai da fuori, ma da dentro. La salute non è uno stato derivante dalla assenza o presenza di certe sostanze, ma il risultato del corretto funzionamento di tanti processi fisiologici, non è legata al concetto di "quanto", ma a quello di "come").
    Questa stessa diffusa mentalità può ispirare a molte persone un atteggiamento eccessivamente fiducioso nei confronti dei detergenti e dei disinfettanti delle lenti: il sapone è una cosa "positiva", tiene puliti, sani, "fa bene". Se mi faccio lo sciampo una volta al giorno, posso benissimo insaponarmi la cornea una volta al giorno. Io dico: non farti lo sciampo una volta al giorno, non insaponarti la cornea mai.
    Ancora maggiore può essere la "fiducia" nei confronti dei disinfettanti: come può essere l'occhio "troppo disinfettato"? Meno batteri ci sono, meglio è. In un mondo in cui si cerca di rendere sterili i pavimenti, come non voler rendere sterile il proprio occhio?
    Io dico: è impossibile (e anche un po' folle cercare di) rendere sterile il pavimento; è sconsigliabile inseguire il mito della sterilità dell'occhio o della lente. Coi batteri bisogna imparare a convivere, come con le tasse, col traffico, col capufficio, con le pozzanghere.

    Come si concilia quanto premesso riguardo la necessità di evitare le proliferazioni batteriche nella lente e di tenere le lenti pulite, con quanto detto riguardo il bisogno di rendersi conto che le sostanze di produzione artificiale sono sempre mal gradite all'occhio? Semplice, si concilia col buon senso.
    Io descrivo qui di seguito il mio modo di vedere la questione della pulizia e disinfezione delle lenti a contatto. (Liberatoria: Seguite il mio esempio esclusivamente a vostro rischio e pericolo).

    Applicazione

    Secondo la mia esperienza, fondamentale per un confortevole porto delle lenti per l'intera giornata è l'applicazione accurata.

    Io uso molta soluzione salina senza conservanti, e opero in questo modo:

    - Tappare lo scarico del lavandino
    - Usando la soluzione salina senza conservanti nel contenitore per umettare, sciacquare abbondantemente gli occhi. Intendo proprio dire che non uso poche gocce, ma tante che quasi mi lavo la faccia. Fate una bella doccia alla superfice del vostro occhio. La soluzione salina senza conservanti non dà alcun pizzicore (mentre quella preservata lo dà).
    - Lavare le mani con acqua e sapone. Uso sapone c.d. "di Marsiglia", il sapone privo di conservanti non esiste ma il tipo Marsiglia è meno conservato e profumato di tutti gli altri.
    - Sciacquare bene.
    - Asciugare con asciugamano che non lasci pelucchi (comunque asciugare, per quanto detto a proposito dell'acantoameba).
    - Prendere la lente sinistra dall'astuccio, porla in modo da operare sulla faccia esterna, bagnarne la faccia esterna, "strofinare" dolcemente la lente ripiegandola in due in modo che le due metà della faccia esterna si tocchino, sciacquarla con ripetuti, forti getti applicati dall'alto verso il basso di soluzione salina non conservata, girare la lente e ripetere l'operazione con la faccia interna, che andrà sciacquata sempre per ultima in modo che non subisca alcuna manipolazione fra lo sciacquo e l'applicazione.
    Con alcune lenti, come le Bausch & Lomb "SeeQuence" che tendono ad attaccarsi ai bordi, può essere più pratico mettere la lente sul palmo della mano tenuto un po' a cucchiaio, versare il liquido nell'incavo così ottenuto e massaggiare la lente da entrambi i lati nella pozzangherina così formata. - Esaminare la lente con attenzione verificando che non sia visibile pulviscolo o muco sulla faccia interna della lente.
    - Applicarla sull'occhio sinistro.
    - Ripetere con la lente destra (è bene cominciare sempre dallo stesso occhio, questo per evitare di confondersi, cioè per evitare, la sera riponendo le lenti, di inserire la lente destra nel contenitore della lente sinistra).
    - Buttare la soluzione salina dall'astuccio delle lenti, lasciare l'astuccio delle lenti vuoto, chiuderlo, metterlo in tasca (in effetti è buona norma lasciare asciugare il contenitore delle lenti all'aria e al riparo dalla polvere, ma se uscite di casa subito dopo avere applicato le lenti non avete molta scelta: o chiudete l'astuccio e lo mettete in tasca, o lo mettete in tasca aperto e vi si riempie di polvere! Io risolvo semplicemente usando due astucci: ogni mattina dopo l'applicazione della lente metto ad asciugare nell'armadietto del bagno l'astuccio dove le lenti hanno passato la notte, e metto in tasca l'altro astuccio).
    - Rabboccare fino all'orlo il contenitore usato per umettare, e metterlo in tasca dove vi accompagnerà per tutta la giornata. Non uscite mai di casa senza se siete portatori di lenti morbide.

    In questo momento, subito dopo l'applicazione, le lenti sono molto umettate e lo spessore di liquido tra occhio e lente è anche eccessivo. La visione non sarà chiarissima per qualche secondo, e la lente non denuncerà eventuale minuscolo pulviscolo.
    Tuttavia, nei minuti a seguire, mano a mano che l'eccesso di soluzione salina viene eliminato e la lente si avvicina all'occhio, possono emergere piccolissimi fastidi e in generale la sensazione maggiore del solito di "avere" la lente, normalmente una lente comoda si avverte pochissimo o non si avverte affatto. Al minimo insorgere di una sensazione di imperfezione della comodità della lente effettuate lo sciacquo della lente (lavare le mani, estrarre lente dall'occhio, lavare l'occhio, umettare la faccia interna della lente, strofinarla, sciacquarla ampiamente con un getto deciso, esaminarla, applicarla, rabboccare contenitore per l'umettatura. Naturalmente se osservate muco o altro sulla faccia esterna, pulite prima la faccia esterna, poi quella interna. Normalmente durante la riapplicazione basta pulire la faccia interna).

    L'esperienza mi insegna che quel poco tempo perso per la seconda applicazione è sempre tempo speso bene. Una minuscola particella di pulviscolo può coesistere con la lente, non sarà veramente fastidiosa ma è sempre molto meglio avere delle lenti "perfette", al massimo da umettare un po' per tornare perfettamente confortevoli.
    La prima applicazione delle lenti dura al massimo un minuto e mezzo. L'eventuale riapplicazione di una lente dura poche decine di secondi.
    Ha senso usare questa tecnica soprattutto se si usa soluzione salina non conservata: lo sciaquo abbondante e con un forte getto ovviamente crea un certo consumo, ma si tratta di una soluzione il cui costo è una piccola frazione del costo di una soluzione unica. La riapplicazione di una lente a breve distanza di tempo dà fastidio - per l'azione irritante dei liquidi - con tutti i liquidi salvo che con la soluzione unica non conservata. Il "lavaggio" dell'occhio e le applicazioni "multiple", se fatto con una soluzione unica, probabilmente irriterebbe l'occhio più di quanto possa sopportare.

    Umettatura

    Molti portatori di lenti a contatto morbide sentono il desiderio di provvedere, una o più volte al giorno, ad umettare le lenti. Le lenti a contatto morbide infatti sono confortevoli finché mantengono la giusta percentuale d'acqua. In particolari condizioni (aria calda, secca) un po' tutti ma soprattutto le persone con scarsa lacrimazione possono avvertire un senso di secchezza alla lente. Questo avviene più frequentemente con lenti a contatto con elevata percentuale di acqua.

    Se, in questa situazione, non si provvede ad umettare le lenti, il senso di disagio potrebbe aggravarsi in breve tempo e la lente seccarsi al punto da staccarsi dall'occhio e cadere per terra in seguito all'ammiccamento o magari, il che è senz'altro peggio, "attaccarsi" alla cornea senza creare un fastidio particolare, salvo poi accorgersi la sera che non si riesce a levarla (v.
    lente attaccata).

    Per umettare le lenti porto sempre con me un minuscolo contenitore di circa 10ml di lacrime artificiali, svuotato dalle lacrime artificiali e riempito con della semplice soluzione salina. Naturalmente è necessario che il contenitore sia di tipo riempibile. Io ne uso uno nel quale originariamente si trovava il prodotto "Lacrimart".
    Per umettare le lenti uso quando la trovo esclusivamente la soluzione salina senza conservanti. Questo significa che non umetto la lente con una soluzione sterile, mi fido degli anticorpi del mio occhio. Significa anche che non umetto l'occhio con una soluzione conservata.
    Esiste tuttavia in commercio un'ampia gamma di liquidi per umettare le lenti e, se i vostri problemi fossero maggiori dei miei, può darsi che troviate l'effetto umettante della soluzione salina poco persistente e preferiate utilizzare una soluzione più densa, più lubrificante, meno soggetta ad evaporazione, cioè liquidi noti complessivamente col nome di "lacrime artificiali". Questi liquidi sono invariabilmente o conservati (con gli inconvenienti del conservante) oppure venduti in confezioni monouso (con l'inconveniente dello spreco di soluzione e dunque del costo).
    Vale qui quanto detto a proposito dei "liquidi": è in genere preferibile evitare il più possibile l'inserimento nell'occhio di sostanze non prodotte dall'occhio stesso, pertanto preferite la semplice soluzione salina se potete, altrimenti ricorrete alle lacrime artificiali senza conservanti (sono costose ma per un uso molto saltuario vanno bene) e solo come extrema ratio ricorrete alle lacrime conservate.
    Una menzione credo meritino le gocce AQuify prodotte da CIBA, contengono un conservante che evapora molto rapidamente a contatto con l'aria, quindi in un certo senso dovrebbero unire i vantaggi della confezione non-monouso con i vantaggi dell'assenza di conservanti.
    Sono di scarsa reperibilità e non costano poco (€ 10 per un flaconcino minuscolo di 5 ml che va usato entro 3 mesi dall'apertura).
    Io le uso da qualche tempo: normalmente umetto le lenti con la semplice soluzione salina non conservata del flaconcino da 10 ml, ma nei casi di vera secchezza uso AQuify. Il flaconcino è minuscolo e si può avere sempre con sé. Basta una piccola goccia in ogni occhio, va messa la goccia e sparsa sulla lente ammiccando l'occhio più volte. Sono indubbiamente efficaci. Non posso fare confronti con altre lacrime artificiali poiché le altre contengono conservanti e non le uso.
    Le lacrime artificiali esistono in una sorprendente gamma di modelli, ve ne sono anche alcune che attenuano le irritazioni notturne nel caso un uso improprio della lente vi abbia causato bruciore, escoriazione alla cornea ecc. Consultate sempre il vostro ottico per verificare la compatibilità del tale liquido per il tale impiego e per la tale lente.

    Tenete presente che il liquido lacrimale contiene sostanze che servono a controllare la flora batterica dell'occhio, sono insomma i suoi detergenti, lubrificanti e detergenti naturali. Se la lente tende ad essere costantemente disidratata, potrete umettarla con un po' di soluzione salina ma non avrà l'effetto della vostra lacrimazione naturale, in particolare per quanto riguarda l'azione battericida, che le vostre lacrime effettuano e la soluzione salina no. Lente spesso "secca" significa anche occhio maggiormente esposto ad irritazioni e infezioni. L'uso prolungato di colliri e lacrime artificiali può "viziare" l'occhio e condurre ad una scarsa produzione di liquido lacrimale. Quindi se vedete che la sensazione di secchezza è persistente, optate per lenti che vi pongono meno problemi di lacrimazione (tipicamente, lenti con minore contenuto di acqua. V. caratteristiche).

    L'applicazione "volante" della soluzione che usate per umettare le lenti, cioè fare semplicemente cadere una o due gocce nell'occhio, è spesso poco efficace. Se avete un minuto di tempo, usate la tecnica elaborata: abbassate il bordo della palpebra inferiore, fate cadere una goccia di soluzione nella "tasca" così creata, chiudete gli occhi e tenete premuto col dito nel punto in cui le palpebre inferiore e superiore si incontrano, vicino al naso, per chiudere i condotti che drenano il liquido lacrimale nella cavità nasale e mantenere quindi le gocce nell'occhio. Rimanete così per un bel po', uno o anche tre minuti. Dopo questo trattamento la lente sarà idratata correttamente, cioè avrà avuto il tempo di imbibersi per bene e l'effetto durerà molto più a lungo.
    Una variante fai da te è questa: quando la lente è un poco secca, si tira verso l'esterno leggermente la palpebra, prendendola dalle ciglia e allontanandola dalla lente. Questo ha l'effetto di far scaricare all'occhio un po' di liquido lacrimale. Chiudete ora la palpebra e tenetela chiusa per un minuto o più, mettendo le dita come sopra descritto. Potreste ricordarvene quando non avete con voi le gocce per umettare.
    Inoltre non state umettando la lente con "soluzione salina", ma con liquido lacrimale, che è molto meglio. Ancora una volta gioverà ripetere che fatto ogni tanto può funzionare, fatto continuamente è segno che c'è qualcosa che non va nella vostra lacrimazione e dovreste consultare il vostro oculista o ottico per provare una lente più compatibile con la vostra "ipolacrimosi".

    Se l'umettatura non basta a risolvere il problema, probabilmente è entrato qualche corpuscolo estraneo nell'occhio e la lente ha bisogno di una riapplicazione (v. applicazione). Se il problema si verifica spesso (dovete umettare decine di volte al giorno) allora direi che quel tipo di lente a contatto non fa per voi ma, come detto, con un'altra lente la situazione potrebbe migliorare notevolmente (lente morbida a basso contenuto d'acqua, lente rigida gaspermeabile, lente rigida PMMA).

    Lente "attaccata"

    Con le lenti morbide, e in particolare con quelle ad alto contenuto d'acqua, può capitare che una persona alla sera, levando le lenti a contatto, si accorga che queste sono "attaccate" alla cornea. Alcune persone in questo frangente, probabilmente a causa dell'ansia provocata dall'avere qualcosa attaccato all'occhio, forzano la situazione e "strappano" dolorosamente la lente dall'occhio. Questo tipicamente crea, oltre al dolore, dei graffi superficiali che, per tacere di conseguenze peggiori, quantomeno irritano la cornea per qualche giorno e aumentano la probabilità di infezioni da parte di batteri.
    In questi casi - che personalmente non mi sono mai capitati, ma di cui leggo su internet - bisogna non farsi prendere dal panico e conservare la calma. Le lenti gaspermeabili a frequente sostituzione sono, come detto, delle specie di "spugne". Posso disidratarsi, ma se le umettate sicuramente riprenderanno la loro normale consistenza e si staccheranno senza problemi dalla cornea. Se capita una disavventura così l'unica cosa da fare è armarsi di pazienza (accettando di andare a letto un'ora dopo o più) e umettare (v. procedura descritta alla voce
    "umettatura") ripetutamente la lente (magari se lo si ha a disposizione si può usare un liquido apposito, tipo "lacrime artificiali", anziché la semplice soluzione salina) finché piano piano non riuscite a reidratare di nuovo la lente e a farla ritornare alla sua consistenza naturale, in modo da poterla levare dall'occhio normalmente.
    Nel caso, che mi sembra veramente di difficile occorrenza, che anche in questo modo, dopo molti e molti tentativi, la lente rimanga aggrappata all'occhio recatevi a un pronto soccorso, dove faranno l'operazione di asportazione della lente in modo sicuramente migliore che con la brutale "strappata" dall'occhio.
    (In ogni caso durante il giorno fate caso alla lente e alla sensazione che vi dà, in generale poi eviterei di prendere il sole, al mare, con le lenti a contatto morbide, mi sembra l'unica situazione in cui possa crearsi un disseccamento della lente così drastico da farla attaccare tenacemente alla cornea).
    Questo inconveniente, ragionando a naso, non dovrebbe mai presentarsi con le lenti tradizionali, "rigide", che non possono seccarsi e dunque non credo possano attaccarsi a nulla, né con le lenti rigide gaspermeabili.

    Sterilizzazione dei contenitori

    Per contenitori intendo l'astuccio delle lenti (o gli astucci, se li usate a giorni alterni, v.
    applicazione), il flaconcino riempibile da 10ml per l'umettatura e/o il flaconcino riempibile da 50ml per l'umettatura e la riapplicazione delle lenti a contatto, e l'eventuale flacone da mezzo litro, riempibile, per la soluzione salina non conservata "fai da te".
    Io procedo così: ogni due settimane, in corrispondenza della sostituzione delle lenti a contatto (bisettimanali), apro il flaconcino e l'astuccio delle lenti, per quanto riguarda i flaconcini separo anche il beccuccio asportabile dal flaconcino, metto tutti i pezzi (flaconi, beccucci, tappi, astuccio, tappo/i dell'astuccio) in una contenitore piena d'acqua di rubinetto, e sopra a questa metto un altro contenitore che tenga sott'acqua tutti i pezzi. Metto il tutto nel forno a microonde, massima potenza per qualche minuto (diciamo 3, non troppi che evapora tutto) e lascio nel microonde a raffreddare lentamente. Il metodo mi pare pratico e sufficientemente sano, ma se usate questo metodo per disinfettare il flacone che poi riempite di soluzione fisiologica acquistata in farmacia ricordate che dovreste non adoperare il liquido passati circa 15 giorni.

    Come detto, una alternativa consiste nel riempire il flacone di soluzione fisiologica prima di sterilizzarlo, poi lo si sterilizza (ma non nel forno a microonde, dove potrebbe scoppiare, ma in una pentola con acqua bollente) e a quel punto può mantenersi sterile per mesi fino all'apertura. Naturalmente dal momento dell'apertura va usato entro il solito paio di settimane.

    Ogni settimana, come detto, metto le lenti a contatto tutta la notte a bagno nella soluzione unica, disinfettando quindi in questo modo anche il contenitore delle lenti.
    In generale, il beccuccio dei flaconcini dove tenete la soluzione non dovrebbe toccare niente durante l'uso (non toccatelo con le dita, non appoggiatelo al viso o alla palpebra, non fategli toccare la lente) per tenere bassa la carica batterica.
    Durante la giornata, se vi portate dietro il contenitore delle lenti, tenetelo senza liquidi finché le lenti sono nell'occhio (questo serve a ridurre la carica batterica). Se portate con voi il flaconcino riempibile da 50ml o il flaconcino monouso di soluzione salina senza conservanti potrete comunque riempire l'astuccio delle lenti nel caso decideste di levarvi le lenti a contatto e di proseguire la giornata con gli occhiali.
    Naturalmente le lenti non andrebbero mai riposte nell'astuccio senza che siano state sciacquate e soprattutto senza che siano lasciate immerse in un liquido, ad esempio la soluzione salina. Se fate seccare la lente, potreste danneggiarla irreparabilmente.
    Se fate la disinfezione termica della lente, probabilmente dovreste usare molti minuti di bollitura, diciamo almeno 5 (La sterilizzazione termica dell'astuccio delle lenti richiede più accuratezza di quella dei flaconcini di liquido. Infatti i flaconcini di liquido non vengono mai a contatto coi i batteri dell'occhio, mentre le lenti e l'astuccio delle lenti sì. La sterilizzazione termica dell'astuccio delle lenti andrebbe quindi fatta con almeno 5 minuti di bollitura).
    Potreste ad esempio riempire l'astuccio delle lenti di soluzione salina e metterlo a bagnomaria nella pentola piena di acqua bollente, come detto.
    Se disinfettate termicamente anche le lenti, le cose si complicano. Se fate la disinfezione nel forno a microonde, usate un astuccio per lenti con una valvola per la fuoriuscita del liquido (quello CIBA), meglio la fuoriuscita del liquido che lo scoppio. In generale evitate però il microonde per sterilizzare qualsiasi contenitore chiuso. Inoltre alla lente andrebbe evitata la bollitura, quindi il microonde è meno indicato perché è più difficile controllare la temperatura, preferite la pentola. Seguite comunque le istruzioni del vostro ottico. Un apposito apparecchio sterilizzatore è la soluzione migliore per praticità ed efficacia in fatto di sterilizzazione termica delle lenti.

    Esistono metodi più sofisticati che fanno uso di appositi sterilizzatori a raggi ultravioletti.

    Nei foglietti illustrativi si dice di non alternare la sterilizzazione termica con la sterilizzazione chimica, ma non capisco la ragione dietro questo consiglio. Dovrei dedurre che chi pratica la sterilizzazione termica delle lenti lo fa ogni sera, visto che gli stessi foglietti illustrativi tipicamente consigliano la disinfezione della lente tutti i giorni.
    Se così non è, allora è evidente che l'utente di lente a contatto sterilizza una volta a settimana l'astuccio o le lenti tramite il calore, ma poi la sera mette (secondo quanto dice il foglietto di istruzioni) la lente in una soluzione disinfettante e quindi ecco che viene realizzata l'alternanza di disinfezione termica e chimica.
    Il mio modo di operare lo sapete: disinfezione una volta a settimana, termica o chimica che sia ma quando possibile preferibilmente termica, e soluzione salina senza conservanti per tutto il resto del tempo, e applico questa logica anche a tutti i contenitori.

    Riapplicazione delle lenti lontano da casa

    Si può avere la necessità di levare e riapplicare la lente in un momento qualsiasi della giornata, a causa dell'ingresso di una particella di polvere e/o di eccessiva secchezza della lente (mi sembra che la secchezza della lente sia spesso favorita o causata da piccole sostanze estranee entrate nell'occhio), o anche come semplice pratica di igiene quotidiana, per lasciare respirare liberamente l'occhio durante la pausa pranzo o durante un sonnellino post-prandiale.
    Quando si è fuori di casa, bisognerebbe avere con sé la necessaria scorta di liquidi per effettuare l'operazione in modo appropriato (una notevole eccezione a questo bisogno è rappresentata dai portatori di lenti rigide non permeabili, che possono permettersi il lusso di lubrificare semplicemente la lente con un po' di saliva. Questa pratica, accettabile seppure non ottimale per le lenti rigide, è del tutto sconsigliabile per le lenti morbide, che tenderebbero ad accumulare una carica batterica. Può forse essere tenuta presente come pratica "di emergenza", quando la lente deve essere riapplicata e non ci sono liquidi o occhiali a portata di mano).

    Per risolvere il problema della soluzione per la riapplicazione, consiglio di procurarsi un flacone da 50 ml al massimo di un "liquido" qualsiasi, purché sia riempibile (io uso un flacone di soluzione unica "provision" dell'Aspect Vision, scaduto da anni e regalatomi da una mia zia). Un flacone di questa dimensione può tranquillamente entrare in un marsupio, nella tasca di un cappotto, e in effetti può stare anche comodamente in una tasca dei pantaloni, seppure gonfiandola un po' (quello da 10ml invece letteralmente sparisce nella tasca, potreste perderlo dentro al fazzoletto).
    Potreste volendo portarlo direttamente in tasca e usarlo anche per l'umettatura, evitando di avere anche il flaconcino da 10ml, oppure tenere in tasca il flaconcino da 10ml ma avere quello da 50ml a portata di mano (automobile, un cassetto del luogo di lavoro, ecc.) si presentasse mai l'esigenza. Questi flaconi riusabili vanno naturalmente sterilizzati a intervalli regolari, come il contenitore delle lenti (v.
    sterilizzazione dei contenitori).
    Se non avete a disposizione lavandino, specchio, acqua e sapone ecc. potete comunque dare una risistemata alla lente: trovate un'automobile parcheggiata e usate il suo specchietto esterno. Levatevi la lente, mettetela nel palmo della mano, fatele "il bagnetto" con la soluzione salina (basta pochissima soluzione), riapplicatela aiutandovi se necessario con lo specchietto dell'auto. Non è il massimo dell'accuratezza, ma può anche brillantemente risolvere situazioni di secchezza della lente. E ricordate che, se avete finito la soluzione salina e non avete con voi gli occhiali, c'è sempre l'extrema ratio della saliva!
    Reale frequenza di sostituzione delle lenti
    Normalmente le lenti andrebbero sostituite secondo le scadenze previste dal produttore: ad esempio le lenti bisettimanali andrebbero gettate ogni due settimane, per passare ad un nuovo paio.
    Per essere più precisi, le lenti andrebbero sostituite secondo la prescrizione del vostro medico oculista. Questi può indicare un periodo anche più breve di sostituzione, oppure può indicarvi un periodo più lungo.

    Riporto, poiché è interessante, quanto scritto sul foglietto illustrativo inglese delle Acuvue (naturalmente in Italia vengono fornite di foglietto in italiano, ma il suo contenuto non viene riportato sul sito italiano, mentre viene riportato in quello inglese):
    Vistakon recommends that etafilcon A contact lenses prescribed for frequent replacement wear be discarded and replaced with a new lens every 2 weeks. However, the Eye Care Professional is encouraged to determine an appropriate lens replacement schedule based upon the response of the patient.
    Questo si traduce come: "Vistakon raccomanda che le lenti etafilcon A se prescritte per uso con sostituzione frequente siano sostituite con altre nuove ogni 2 settimane. Tuttavia, lo Specialista della vista è incoraggiato a determinare la frequenza di sostituzione appropriata, basandosi sui riscontri del paziente". (NB negli Stati Uniti le lenti a contatto non possono essere vendute senza una prescrizione di uno specialista).

    Come si vede lo specialista, basandosi sulle visite frequenti dello stato degli occhi e sulle sensazioni riportate dall'utente, può benissimo prescrivere una sostituzione delle lenti a intervalli maggiori di quelli nominali. Questo significa che il costo delle lenti a frequente sostituzione può essere assai inferiore a quello che sembrerebbe attenendosi strettamente alle indicazioni di sostituzione fornite dal produttore.

    Una ulteriore conferma di quanto "soggettiva" sia la frequenza con la quale è necessario cambiare le lenti è data dalle lenti Bausch & Lomb "Optima FW", di cui il fabbricante dichiara una notevole resistenza all'adesione delle proteine e pertanto consiglia la prescrizione di queste lenti per porto continuo per una settimana, oppure porto diurno e sostituzione ogni due settimane, oppure ogni uno, due o tre mesi!
    La stessa lente copre il campo di frequenze di sostituzione che vanno dalle lenti come le Acuvue che sono prescrivibili per porto continuo per una settimana (giorno e notte) alle lenti diurne trimestrali, tutto dipende da come si trova il vostro occhio. Ovviamente parlatene con lo specialista e fatevi seguire.

    Nella pratica tuttavia molti portatori di lenti a contatto, senza consultare il medico o l'ottico in proposito, portano le lenti per una durata assai superiore a quella nominale della lente. Questa pratica contrasta con quanto scritto sul foglietto illustrativo, se non viene "avallata" da uno specialista che confermi che i vostri occhi non ne risentono.
    Lo specialista analizzerà attentamente le vostre lenti al microscopio e, in base al contenuto di proteine e di batteri, potrà a ragion veduta individuare la frequenza di sostituzione che preserva non solo il portafoglio ma anche la salute dell'occhio, ben più importante.
    Se insistete col "fai da te" (ad esempio perché non vi fidate del vostro ottico riguardo la frequenza di sostituzione) vediamo alcuni esempi concreti di come si potrebbe procedere:
    si potrebbe portare la lente finché non comincia ad essere evidente che la lente va cambiata perché la visione è cattiva oppure perché l'occhio manifesta bruciore, fastidi vari. Questo criterio non è certo il più raccomandabile dal punto di vista della salute!

    Un altro criterio potrebbe essere quello di provare due o tre volte a cambiare la lente non appena si manifesta il fastidio, e poi tenere una frequenza di sostituzione leggermente superiore: ad esempio se dopo qualche prova vedete che in effetti avvertite la necessità di cambiare le lenti bisettimanali tra il ventiduesimo e il venticinquesimo giorno, stabilite di cambiarle ogni venti giorni, senza insomma aspettare ogni volta che l'occhio si lamenti.
    Questo implica che durante il periodo di prova, nei giorni prossimi alla scadenza, abbiate con voi anche le lenti di ricambio, per non tenere sull'occhio una lente che dà bruciore o comunque cattive sensazioni.

    Un mio amico cambia le sue lenti mensili ogni due mesi, senza che gli diano particolari fastidi. Anche questo minimo di prudenza è da tenere: se anche non provate fastidi non esagerate con i cambi, cambiate comunque le lenti dopo che le avete portate per un periodo doppio rispetto a quello nominale.
    Parlate con l'oculista o l'ottico di questa pratica durante i controlli periodici, e soprattutto fate i controlli periodici spesso finché non siete certi che state cambiando le lenti a intervalli compatibili con la salute del vostro occhio.

    Se usate le lenti bisettimanali e le cambiate ogni due settimane, non avete bisogno di pulirne i depositi di proteine (a meno che la vostra lacrimazione non sia particolarmente proteica!). Se invece tenete le lenti bisettimanali un mese (o le mensili due mesi) allora è il caso che ogni tanto (diciamo una volta a settimana) diate una pulita profonda (proteine, disinfezione). Ricordate che dovete usare metodi compatibili con le vostre lenti: non tutte le lenti a contatto possono essere disinfettate col calore, ad esempio.

    Considerazioni sul porto continuo delle lenti

    Alcune lenti bisettimanali (ad es. Johnson & Johnson "Acuvue", CIBAVision "Focus 1-2 Week", Bausch & Lomb "Soflens 66" e altre comprese lenti a basso contenuto d'acqua come le Bausch & Lomb "Optima FW") e le lenti idrogel-silicone finora in commercio cioè CIBAVision "Focus Night & Day" e Bausch & Lomb "PureVision" sono "prescrivibili" per il porto continuo, cioè notturno e diurno senza mai levarle se non al momento di gettarle e mettere un paio nuovo.
    Ad esempio per le lenti bisettimanali citate si prescrive che - dietro parere favorevole dell'oculista - possano essere portate o per due settimane solo di giorno, o per una settimana di fila, continuamente.

    Il porto continuo sembra essere da molti anni il sogno dei portatori di lenti a contatto, ma comporta dei rischi.
    Nel 1981 la FDA statunitense (Food & Drug Administration, una agenzia che autorizza negli Stati Uniti la commercializzazione di medicinali e altro) approvò alcune lenti per il porto continuo, e da allora i casi di cheratite microbica (grave malattia dell'occhio che, se non curata, può portare alla perdita della vista) sono aumentati di molte volte. Avere la lente a contatto nell'occhio durante il sonno, a palpebra chiusa quindi, sollecita notevolmente l'occhio per lo scarso apporto di ossigeno e favorisce la proliferazione dei batteri e la loro "aderenza" all'occhio (l'aderenza è la fase iniziale della colonizzazione. I batteri sono molto più vulnerabili alle difese dell'organismo finché rimangono "liberi", quando riescono ad aderire al tessuto formano più facilmente una colonia "organizzata" che è più difficilmente attaccabile dalle difese dell'organismo).

    Le probabilità di insorgenza della cheratite microbica per chi pratica il porto notturno sono 5 volte maggiori che per chi porta le lenti a contatto solo di giorno (v. la parte sulle lenti
    idrogel-silicone per maggiori cifre sull'incidenza della cheratite microbica).
    Vi sono casi di persone che, tipicamente per ragioni professionali, hanno bisogno di una visione continua corretta. Questi sono i casi in cui può essere diciamo così "giustificato" il ricorso alla chirurgia refrattiva, non privo di rischi per la salute. Le lenti a contatto a porto continuo, come pure le lenti a contatto ortocheratologiche, sono in questi casi delle alternative all'intervento chirurgico.

    Tuttavia non va mai dimenticato che il porto notturno è assai sconsigliabile sempre per l'igiene dell'occhio, e ha senso solo in presenza di un bisogno specifico, vero, pressante. Se il vostro problema è semplicemente vedere immediatamente che ore sono quando vi svegliate, il mio consiglio è di tenere degli occhiali sul comodino (oppure di comprare una sveglia con la proiezione dell'ora a soffitto) e di levarvi le lenti a contatto sempre prima di andare a dormire. Avrete fatto un grosso favore ai vostri occhi.

    Quanto sopra vale anche per le lenti idrogel-silicone, di cui si vanta la possibilità di porto continuo per un mese (anziché una settimana come al massimo avviene per le lenti idrogel convenzionali) e che vantano un Dk/t superiore a 100 (contro 30 delle idrogel convenzionali) che sono comunque più pericolose per l'occhio se portate anche la notte piuttosto che se non portate.

    In entrambi i casi (porto continuo e porto diurno) la cheratite microbica sembra ricorrere meno frequentemente con le lenti idrogel-silicone che con le lenti idrogel-convenzionali, ma non c'è dubbio che anche con le lenti idrogel-silicone i casi di cheratite microbica sono molto più frequenti nel caso di porto continuo che nel caso di porto diurno.

    Anche con le lenti idrogel-silicone è assolutamente sbagliato fare un bagno in piscina, al mare o al fiume e poi dormire "sulle lenti" senza averle accuratamente disinfettate. L'alta gaspermeabilità di queste lenti diminuisce i problemi di ipossia legati al porto notturno, ma non diminuisce i problemi legati alla molto maggiore facilità di aderenza della fauna batterica durante il porto notturno.

    A chi pratica il porto continuo delle lenti viene solitamente consigliato di farsi controllare gli occhi 3 o 4 volte all'anno anziché 1 o 2.

    Lenti che ho provato personalmente

    Ho portato lenti a contatto dal 1992 al 1998, senza problemi, usando quasi solo le Acuvue, solo nel 1998 ho provato le SeeQuence e le Aspect VisionCare Frequency UV. Ho interrotto dal 1998 a causa di un orzaiolo. Ho ripreso nel marzo 2004, indossando le lenti del 1998 (SeeQuence e Aspect), ancora ottime per la verità. Quando queste sono finite, ho provato due tipi di lenti idrogel-silicone, adottando le Night & Day.
    Johnson & Johnson Vistakon "Acuvue"
    Composizione: etafilcon A 42%, acqua 58%
    Dk/t: 30,6
    Si tratta del primo modello di lenti a contatto a frequente sostituzione messo in commercio, e tuttora risulta uno dei più venduti.
    È una lente comodissima da indossare se avete buona lacrimazione (ci si dimentica molto facilmente di averle sugli occhi e non è difficile ricordarsi di averle solo al momento di addormentarsi, dopo qualche minuto ad occhi chiusi), ma se la vostra lacrimazione è scarsa noterete una certa tendenza alla secchezza d'estate o nelle giornate ventose e probabilmente questa non sarà la lente migliore per voi.
    Una sua caratteristica è di essere praticamente priva di forma propria quando è bagnata, infatti si "spalma" completamente sul polpastrello rendendo l'applicazione molto difficile e anche rendendo difficile capire quale è il giusto verso di inserimento. Per ovviare a questo basta aspettare qualche decina di secondi finché, asciugandosi un po' sul dito, la lente prende una forma propria, a questo punto sarà di normale inserimento come tutte le altre lenti.
    Riporta sul bordo una marca per facilitare la ricerca del giusto verso della lente (se si legge AV è giusta, se si legge VA bisogna rivoltarla) ma in generale trovo molto più comodo, con qualsiasi lente, capire il verso semplicemente osservando la forma che la lente assume (se il bordo punta verso l'alto, come la corolla di un tulipano, la lente è messa con la faccia interna verso l'alto e dunque è al giusto verso di inserimento, se il bordo punta verso l'esterno, come la corolla di un loto o di una bella-di-notte, allora la lente va girata).
    Sembra che l'aspetto meno gradito dalla clientela di questa lente sia proprio la difficoltà di inserimento (o insomma il fastidio di dover attendere qualche decina di secondi per poterla indossare, dopo averla sciacquata). Da non confondere con la "Acuvue 2", dello stesso produttore, che secondo quanto appare sul sito Vistakon dovrebbe avere una "forma propria" come le altre lenti.
    Un altro aspetto che può essere visto come un difetto è che l'elevato contenuto d'acqua le rende più fragili se maneggiate con poca attenzione. Nel campo delle lenti idrogel questa lente è una versione "estrema": molto acquosa, molto comoda, molto gaspermeabile, molto difficile da applicare, molto prona a problemi di secchezza. Quando le si maneggia danno anche una certa sensazione di fragilità, di poterle rompere con le unghie inavvertitamente.
    Bausch & Lomb "SeeQuence"
    Composizione: polymacon 68,4%, acqua 38,6%
    Dk/t: ?
    Lenti notevolmente diverse dalle Acuvue: dall'aspetto più "duro e spesso", con una forma propria nettamente pronunciata che rende molto rapida l'applicazione e molto facile distinguere il dritto dal verso. Sono in polymacon, il più diretto discendente dell'HEMA 38% dal quale è cominciata la storia delle lenti a contatto morbide. Bausch & Lomb usa il nome polymacon già dai primissimi anni di produzione delle lenti a contatto morbide, con questo materiale sono fatte molte altre lenti della B&L (Optima FW, SofLens 38...).
    Le trovo appena meno comode delle Acuvue perché non "spariscono" completamente dall'occhio, o meglio non spariscono continuativamente dall'occhio, si può per due ore avere la leggera percezione della esistenza della lente nell'occhio, poi per due ore non la si sente, poi si riprende a sentirla... i due occhi in questo sono "indipendenti" quindi può capitare di essere non consapevoli di avere la lente su un occhio ed essere consapevoli di averla nell'altro. Questa consapevolezza si manifesta sotto forma di sensazione di leggero "spessore" di tutta la lente, non è fastidiosa o comunque lo è di meno della sensazione di spessore sul bordo che si manifesta con le Aspect. Nelle giornate molto calde le trovo molto più confortevoli delle Acuvue perché non causano problemi di secchezza.
    Un altro pregio di queste lenti è che sono in genere un poco più economiche delle Acuvue (dal 10 al 30%, si trovano anche a meno di 14 Euro a confezione da 6).
    Un difetto che le Acuvue non hanno e queste sì è costituito dalla tendenza dei bordi ad attaccarsi tra di loro quando si estraggono le lenti dall'occhio. La lente come detto è molto robusta e i bordi potrebbero essere staccati a viva forza senza rischiare di rompere la lente (se si opera con attenzione, in particolare con attenzione alle unghie) tuttavia è più prudente umettare i bordi attaccati in modo che si separino più facilmente.
    Queste lenti sono uscite di produzione qualche anno fa (sostituite dalle SofLens 38, anch'esse di polymacon) e i siti internet Bausch & Lomb (sia italiano che quello internazionale) non ne fanno menzione alcuna, nondimeno si continuano a trovare in commercio sia in Italia che su siti di commercio elettronico sia italiani che esteri. Non capisco quali siano le ragioni che stanno dietro a un simile comportamento da parte di Bausch & Lomb, che fornisce sul proprio sito internet informazioni solo su alcuni prodotti. Un altro esempio di questo curioso e non lodevole comportamento sono le lenti "Optima FW", di cui non si fa menzione nel sito ma che si trovano nei negozi, e i "liquidi" prodotti da "IOM - Bausch & Lomb", diffusi in tutti i negozi e per i quali non sono disponibili informazioni su internet (aprile 2004). Verosimilmente la produzione delle "SeeQuence" è stata interrotta in un primo momento, e poi ripresa a seguito di un ripensamento. In ogni caso sono in vendita col marchio B&L in moltissimi negozi di ottica e non vedo perché non fornire informazioni come per tutte le altre lenti B&L. Può anche darsi che Bausch & Lomb non importi "ufficialmente" in Italia alcuni prodotti, che vengono però importati da "importatori paralleli" (potrebbe facilmente essere il caso delle SeeQuence e delle Optima FW).
    Un serio pregio di queste lenti è che sono sterilizzabili termicamente, Bausch & Lomb non cita queste lenti nel suo sito ma vedo che tutte le altre lenti in polymacon sono sterilizzabili termicamente, dunque suppongo anche queste.
    Aspect VisionCare "Frequency Disposable UV"
    Composizione: filcon 1b 45%, acqua 55%
    Dk/t: ?
    Lenti non più prodotte né distribuite, la loro confezione assomiglia moltissimo alla confezione della linea "Frequency" delle CooperVision, che si trovano in vendita anche in Italia. Il parametro Dk/t non è dichiarato nella confezione e, tanto per completezza, dirò che il sito CooperVision non dichiara né la composizione né il Dk/t delle proprie lenti (aprile 2004), quindi non è possibile stabilire eventuali parentele tra le Aspect VisionCare e le CooperVision.
    Ho provato queste lenti per caso: era il settembre 1998, l'orzaiolo mi scalzava le SeeQuence, stavo partendo per la montagna e ho fatto una visita di emergenza da un ottico vicino casa chiedendogli se aveva una marca di lenti più sottili delle SeeQuence (sperando che potessero convivere con l'orzaiolo). Mi dette le Aspect ma non convivevano con l'orzaiolo, sono partito per la montagna con gli occhiali che ho tenuto fino al marzo 2004, come detto. Ora che sono tornato alle lenti, giudico queste Aspect inferiori sia alle SeeQuence che alle Acuvue.
    Infatti non hanno l'ottima comodità delle Acuvue quando non ci sono problemi di secchezza, e in effetti non hanno la comodità delle SeeQuence nelle altre situazioni, giornate calde o ventose. In particolare le Aspect appena si asciugano un po' tendono a dare una fastidiosa sensazione di spessore in corrispondenza dei bordi, un effetto in piccolo di quello che si ha quando per errore si inserisce la lente col verso sbagliato. La sensazione sparisce dopo una robusta umettatura della lente, ma si ripresenta dopo qualche ora. Sono comunque facili da applicare, avendo una "forma propria" come le SeeQuence pur avendo un elevato contenuto d'acqua.
    Personalmente soffro dell'"occhio secco" e della "sindrome delle cinque" con queste lenti molto più che con le Acuvue e naturalmente più che con le SeeQuence che ne sono quasi immuni.

    Per queste lenti viene dichiarata una filtrazione dei raggi ultravioletti. Rimane il fatto che degli occhiali da sole (o da vista) sono molto più protettivi riguardo gli ultravioletti visto che proteggono l'intero occhio, mentre la lente al contatto al massimo protegge un disco di 14 millimetri di diametro.
    I raggi ultravioletti sono, secondo la teoria dominante, una delle principali cause di disturbi sia temporanei che seri come la cataratta, quindi se fate un lavoro che vi costringe a stare al sole per molte ore al giorno, oppure quando vi recate al mare o sulla neve, o comunque in montagna oltre i 3000 metri, è consigliabile che indossiate comunque degli occhiali da sole per proteggere gli occhi dai raggi UV.

    I sostenitori del metodo Bates (v.
    teoria alternativa sui difetti della vista) sostengono in realtà che i raggi del sole fanno bene alla vista e anche alla cataratta. Secondo me hanno in qualche misura ragione entrambi: l'indossare continuamente occhiali da sole fa male e non risolve il problema dell'affaticamento che taluni provano nelle giornate luminose. Tuttavia mi sembra saggio consigliare gli occhiali da sole nelle situazioni in cui, per qualche ora, si viene esposti a una quantità di luce "anomala" e che sarebbe affaticante (viaggi in autostrada nelle giornate di sole intenso) o potrebbe facilmente provocare congiuntiviti e abbagliamenti (escursioni sui ghiacciai o pratica dello sci ad esempio).
    Bausch & Lomb "PureVision"
    Composizione: balafilcon A 64%, acqua 36%
    Dk/t: 110
    Lenti dall'aspetto e dalla consistenza molto particolare: molto spesse, "gommose", sembra di maneggiare una "morosita" sottile e trasparente. Rimangono effettivamente confortevoli per molte ore e hanno una tendenza a seccarsi inferiore rispetto alle normali idrogel, anche rispetto a quelle basate sull'HEMA 38 come le SeeQuence.
    Le ho provate (in prova gratuita) per tre settimane durante un caldo agosto romano, una condizione che mette a dura prova le lenti per quanto riguarda la sensazione di secchezza. Non ho mai passato una notte con le lenti sull'occhio, però le tengo sull'occhio durante il pisolino postprandiale e non danno alcun fastidio al risveglio, mentre con le idrogel normali in questi casi al risveglio l'occhio è sempre "impastato" e le lenti hanno bisogno di una bella lavata.
    Una leggera sensazione di "spessore" è a volte avvertibile ma non dà affatto fastidiosa penso a causa dell'ottima lavorazione del bordo. Sebbene nel complesso comode, queste lenti non mi hanno però completamente soddisfatto. Un problema è che ho riscontrato è un certo accumulo di proteine, a volte consistente, che mi costringeva a levarle e pulirle a metà giornata perché un piccolo grano di muco al centro dell'occhio destro mi dava fastidio.
    Un altro è il fatto che mi è capitato tre volte in tre settimane di doverle levare perché una particella di polvere, entrando sotto la lente, mi aveva causato o un dolore acuto o comunque un fastidio persistente, in pratica la lente non era in grado di "lavarsi" mentre era sull'occhio, catturava la particella estranea e non la lasciava più.
    Durante il porto delle lenti ho a volte la sensazione che la curvatura non sia quella giusta, mi sembra che le lenti siano un po' troppo aggrappate all'occhio. Nei primi minuti dopo averle levate ho una sensazione strana, come di pizzicore all'occhio.
    Aggiungo una certa antipatia di queste lenti per la soluzione fisiologica: per lavarle la soluzione fisiologica funziona assai male, non scivola sulla lente e non la lava bene, occorre usare la soluzione unica (o altra soluzione detergente), poi sciacquare con la soluzione salina e applicare la lente. Anche per umettarle la soluzione fisiologica è praticamente inutile, mentre funzionano bene le gocce artificiali (io ho usato Aquify).
    Nel complesso sono lenti con i pregi delle idrogel-silicone (alta gaspermeabilità, notevole comodità) ma con qualche particolarità che ne denunciava una certa incompatibilità coi miei occhi e che me ne ha sconsigliato l'adozione definitiva. Hanno il pregio di essere notevolmente più economiche della concorrenza CIBA (le PureVision costano 25 Euro per un pacco da 3, mentre le CIBA costano 40 Euro sempre per un pacco da 3) il che fa senz'altro consigliare di provarle perché se vi vanno bene risparmierete parecchio rispetto alla concorrenza CIBA.
    CIBAVision "Night & Day"
    Composizione: lotrafilcon A 76%, acqua 24%
    Dk/t: 175
    Nonostante appartengano alla stessa "famiglia" delle Bausch & Lomb "PureVision", le CIBA "Night & Day" sono completamente diverse all'aspetto e al tatto: sottilissime, non gommose, danno comunque un aspetto di grande "robustezza" (non si ha mai la sensazione, che si ha con certe lenti idrogel molto acquose e sottili come le Acuvue, che rischi di tagliarle se le maneggi male).
    Il mio giudizio su queste lenti è semplice: sono la cosa migliore che ho messo finora sui miei occhi. Sono comode quanto e più delle PureVision, non danno quasi mai sensazione di spessore, tendono a rimanere discretamente confortevoli anche dopo molte ore di porto (il progresso rispetto alle altre lenti c'è, ma non è sensazionale), e per quanto riguarda la sopportabilità del pulviscolo e la capacità di farlo scivolare fuori della lente sono come le altre lenti convenzionali.
    Non mi causano una anomala produzione di proteine e la lente rimane anche per questa ragione confortevole a lungo. Anche queste hanno una leggera "antipatia" per la soluzione salina, ma non così accentuata come le PureVision. Queste potrebbero essere pulite anche con la soluzione salina, ma si puliscono comunque meglio e piè rapidamente con la soluzione unica. In compenso possono essere efficacemente umettate anche con la semplice soluzione fisiologica. Non ho la sensazione di lente aggrappata all'occhio e non ho il formicolio dopo averle levate. Essendo rimasto pienamente soddisfatto delle lenti di prova, dopo una settimana ho acquistato due pacchetti da tre di queste lenti e le ho adottate in via definitiva.




    Caratteristiche principali di alcune diffuse lenti in commercio
    Nome Produttore Materiale % acqua Dk del materiale Dk/t della lente Disinfezione termica
    Lenti a ricambio giornaliero
    1-Day Acuvue Johnson & Johnson etafilcon A 58 28 ? Non applicabile
    SofLens OneDayBausch & Lombhilafilcon A70 33 19Non applicabile
    Focus DailiesCIBA Visionnetfilcon A69 26 ?Non applicabile
    Focus Dailies ToricCIBA Visionnetfilcon A69   27Non applicabile
    Lenti a ricambio bisettimanale
    AcuvueJohnson & Johnsonetafilcon A58 28 30,6No
    Acuvue 2Johnson & Johnsonetafilcon A58 28 ?No
    SeeQuenceBausch & Lombpolymacon38,6   ?Suppongo di sì
    SofLens66Bausch & Lombalphafilcon A66 32 32
    SofLens66 ToricBausch & Lombalphafilcon A66 32 16
    SofLens38Bausch & Lombpolymacon38,6 8,4 24,3
    Extreme H2O G60-S Benz Researchhioxifilcon A59 21 27?
    Extreme H2O G60-Xtra Benz Research hioxifilcon A59 21 16?
    Focus 1-2 WeekCIBA Visionvifilcon A55   34?
    Choice A.B. (asferiche)CIBA Visionmethafilcon A55 18,8 ??
    Precision UVCIBA Visionvasurfilcon A74   ??
    Lenti a ricambio mensile
    Optima FWBausch & Lombpolymacon38,6   24,3
    PureVisionBausch & Lombbalafilcon A36 99 110No
    SofLens Comfort Bausch & Lomb hilafilcon B 59 22 ? ?
    Focus MonthlyCIBA Visionvifilcon A55 20 ??
    Focus ToricCIBA Visionvifilcon A55 20 ??
    Frequency 55 aspheric CooperVision methafilcon A 55 19
    ?
    ?
    Frequency 58 UV CooperVision ocufilcon D (filcon 1B) 58 31
    ?
    ?
    Proclear Compatibles CooperVision (Biocompatibles) omafilcon A 62 20
    ?
    ?
    Surevue Johnson & Johnson etafilcon A 58 28
    ?
    ?
    Contact Day 30 Zeiss ocufilcon D 55 19
    ?
    ?
    Focus Night & DayCIBA Visionlotrafilcon A24  
    175
    No
    Lenti morbide annuali
    CSI ToricCIBA Visioncrofilcon A38   20?


    Il valore Dk e Dk/t è stato ricavato o dal sito internet del produttore o, ove tale dato fosse assente (CIBAVision) da siti internet di commercio elettronico (tipicamente lenscatcher.com).
    Normalmente il valore Dk/t si intende per lente da -3 diottrie.

    Curiosità sulle lenti a contatto

    Si stima che al mondo vi siano circa 100 milioni di persone che portano lenti a contatto, e che l'80% usi lenti idrogel.

    Breve cronologia:
    1948: prima lente a contatto "moderna" (copre solo la cornea), "rigida" (in PMMA).
    1971: Prima lente a contatto morbida (in HEMA);
    1977: Prima lente a contatto rigida gaspermeabile (RGP);
    1981: La Food and Drug Administration statunitense approva le lenti per il porto continuo (giorno/notte). Negli anni successivi, esplosione dei casi di cheratite microbica, che diventa il più frequente disturbo dei portatori di lenti a contatto.
    1987: Prime lenti a contatto morbide a frequente sostituzione;
    1994: Prime lenti a contatto di biopolimeri;
    1998: Prime lenti a contatto idrogel-silicone;

    Una ricerca CIBAVision sulle ragioni di abbandono delle lenti a contatto in Italia ha dato questi risultati:
    30%: Difficoltà nell'applicare o togliere le lenti (e in generale fastidio di dover effettuare la manutenzione, suppongo);
    13%: Costo;
    11%: Peggiore visione;
    11%: Ragioni mediche;
      6%: Fascino dell'occhiale;
    Statistiche analoghe all'estero danno invece come maggiore causa di abbandono (circa il 41%) fastidio nel porto delle lenti (ad es. occhio secco).

    Teoria alternativa sui difetti della vista

    Fin da quando sono bambino mi è sempre stata presentata la miopia come una malattia incurabile, dovuta a certe modificazioni dell'occhio dovute a loro volta magari al processo stesso di crescita.
    La teoria convenzionale della miopia, sostenuta ai tempi della mia gioventù dalla totalità degli oculisti, attribuisce i difetti di accomodamento del fuoco (e dunque miopia, ipermetropia, presbiopia e astigmatismo) unicamente a difetti del meccanismo di accomodamento del cristallino, dal momento che la distanza cristallino-retina è vista come una costante (teoria di Helmotz).

    L'occhio viene comparato ad una macchina fotografica in cui il muscolo tensore del cristallino "accomoda" (deformandolo e cambiandone quindi il potere convergente) il cristallino in modo da regolare la messa a fuoco sulla retina, proprio come fa la lente di messa a fuoco in un obiettivo, mentre - proprio come in una macchina fotografica - il piano su cui si forma l'immagine (la retina, la pellicola fotografica) rimane fermo.

    Bates era un oculista dell'inizio del secolo XX che visitava i bambini nelle scuole e si confrontava quotidianamente con la miopia infantile. Ebbe l'intuizione - che successivamente dimostrò con esperimenti sui pesci - che il meccanismo di accomodamento della messa a fuoco non è dovuto unicamente al "movimento" del cristallino ma anche al movimento del piano focale. (La teoria batesiana e il relativo metodo in effetti sono più complessi, qui interessa rilevare un punto di fondamentale contrasto con la teoria classica).

    Ad ogni occhio umano sono collegati, come noto alla fisiologia, sei muscoli, detti muscoli extraoculari. Questi muscoli hanno la funzione di muovere in tutte le direzioni i globi oculari. Quando roteate o strabuzzate gli occhi lo fate tramite questi muscoli.
    Una delle novità della teoria Batesiana è nel fatto che secondo Bates in realtà questi muscoli non hanno la sola funzione di muovere il globo oculare, ma anche quella di variarne la forma spostando il piano di messa a fuoco leggermente avanti o indietro.
    Il meccanismo di accomodamento quindi dipende in parte dall'adattamento del cristallino e in parte dallo spostamento della retina causato dalla "compressione" o "estensione" del bulbo oculare ad opera dei muscoli extraoculari, compressione ed estensione che è continuamente all'opera.

    Questo fa ovviamente una enorme differenza rispetto alla teoria convenzionale. Infatti l'oculista che osserva un bambino che ha un piano di messa a fuoco (insomma il piano della retina) tanto arretrato da superare la capacità del cristallino di mettere a fuoco, e dunque non mette mai a fuoco gli oggetti lontani ed è miope, deduce che l'occhio "crescendo" naturalmente diventa "troppo grande" perché si possa mettere a fuoco, e anzi dirà pure che continuando la crescita la miopia peggiorerà come naturale conseguenza dell'essere l'occhio miope in fase di crescita. Ve lo dirà seriamente, credendoci, sarà così convinto che convincerà anche i pazienti nonostante l'assurdità dell'assunto.

    Una minoranza di oculisti attribuisce invece la miopia che è esplosa in questi ultimi secoli al fatto che l'uomo preistorico è biologicamente attrezzato per tenere la visione quasi costantemente a fuoco all'infinito (immaginate il cacciatore-raccoglitore della savana, sempre alla ricerca di preda o ansiosamente scrutante l'orizzonte per individuare un predatore prima di essere da lui individuato), l'età moderna obbliga l'occhio a un lavoro continuo di messa a fuoco da vicino che per l'occhio umano, secondo questa teoria, è innaturale e finisce per debilitarlo permanentemente.

    Suppongo che il sostenitore di questa teoria immagini la savana come un grande campo di calcio perfettamente tenuto, tale che l'uomo preistorico al contrario di quello moderno non dovesse costantemente guardare anche a terra per evitare di inciampare o mettere il piede dove converrebbe non metterlo.
    Sembra logico pensare che l'uomo preistorico fosse invece intento a guardare moltissimo vicino a sé, alla ricerca di frutta, bacche, erbe, legumi e tuberi commestibili, per raccogliere legna, per accendere il fuoco, per preparare in qualche modo la preda che non può inghiottire intera, per affilare una selce, costruirsi attrezzi, evitare di mettere i piedi nudi su sassi, spine, rami ecc.
    Infine andrebbe detto che l'uomo è un primate e i primati sono quasi tutti animali della giungla o che vivono su alberi, dunque per i quali la visione da vicino è ovviamente la modalità più frequente.

    Anche la teoria secondo la quale l'uomo sarebbe un animale carnivoro è decisamente sballata a mio parere (fatevi abbandonare nella campagna e ditemi quante lepri riuscite a catturare, e se ne catturate una, ditemi se riuscite a mangiarla. Prima che inventiate le trappole, la selce affilata e il lavoro di gruppo, avrete già scoperto l'agricoltura).

    L'oculista batesiano invece constaterà che c'è un problema col meccanismo di accomodamento: i muscoli extraoculari sono permanentemente tesi, e questo provoca un assetto "rigido" dell'occhio che perde una parte importante della sua capacità di accomodamento (quella data dallo spostamento avanti e indietro del piano focale) e può fare affidamento solo sul meccanismo del cristallino, di per sé insufficiente.
    Oppure è anche il muscolo del cristallino ad essere troppo teso, a non rilassarsi mai completamente e dunque a non mettere a fuoco all'infinito, questa incapacità di rilassare alcuni propri muscoli (e di rilassarsi, in generale) è appunto il problema (la miopia ne è solo un sintomo).

    Questo bambino, avendo la sfortuna di trovare un oculista che segue la teoria "sei fatto in modo sbagliato", indosserà degli occhiali con l'effetto che la mobilità oculare diminuirà, le tensioni muscolari dell'occhio aumenteranno come in genere aumenterà la tensione "mentale" connessa alla visione (aggiungerei anche a causa dell'ulteriore trauma causato al bambino dal dover portare gli occhiali), e la miopia peggiorerà ulteriormente, rafforzando la tesi piuttosto idiota dell'oculista ("sei fatto in modo sbagliato e sarai fatto in modo sempre più sbagliato col passare degli anni, fino alla fine della crescita"), con l'ulteriore problema che spesso il peggioramento della miopia prosegue anche dopo la fine della crescita, smentendo clamorosamente la teoria idiota.

    Non è un caso che le persone miopi siano spesso intelligenti, sensibili, stressate, sottoposte a situazioni di tensione nervosa che diventa poi, per un meccanismo psicosomatico ormai accettato anche dalla medicina "ufficiale", tensione fisica.

    Questo stesso bambino, incontrando un oculista batesiano, non si vedrà se non strettamente necessario prescrivere gli occhiali e si vedrà comunque prescrivere una serie di esercizi volti al rilassamento del sistema mente/corpo, che a loro volta miglioreranno la visione.

    Sono infatti le frustrazioni, la mancanza d'affetto, l'arroganza dei bambini e degli adulti, il dolore per la perdita di un cagnolino, per la perdita dei propri "punti di riferimento" dovuti a un trasloco in un'altra città, i litigi dei genitori e fra genitori e altri parenti, le liti condominiali, le proibizioni sessuali, la negazione del gioco, la negazione del diritto di dire cose idiote, gli obblighi di essere bravo a scuola ecc. che CAUSANO al bambino (e mutatis mutandis all'adulto) la miopia, e non certo il fatto che il globo oculare "con la crescita" diventa miope. Bates aggiungerebbe che il bambino dovrebbe imparare a "vedere naturalmente" (tramite i "giochi" del suo metodo) dal momento che per qualche ragione sta usando la sua vista in modo teso, inefficace.

    La medicina ha accettato che la tensione mentale si possa "trasformare" in ulcera, in ipertensione, in infarto, ma ha sempre rifiutato (fino a questi anni recenti) che possa essere alla base dei difetti di accomodamento della vista, avendo a priori scartato l'ipotesi che l'accomodamento sia effettuato anche dai muscoli extraoculari e dalla contrazione/espansione del globo oculare.

    Bates venne radiato dall'ordine degli oculisti e morì incompreso. E' il destino dei geni di essere incompresi da una umanità che per la maggior parte è sempre stata ed è rimasta ad uno stato culturale medioevale basato sull'ipse dixit e sulla fondamentale incapacità della quasi totalità delle persone di affrontare criticamente e mettere in discussione una teoria, non importa quanto bizzarramente idiota, per il solo fatto che è generalmente accettata.
    Peggio ancora, è una sconcertante tendenza dell'umanità di avere terrore del dissenso, si vorrebbe vivere in un mondo in cui, per ogni cosa, c'è una spiegazione sola, così possiamo cullarci nel falso senso di sicurezza che sia quella giusta. Gli "eretici" vengono perseguitati per questo, perché suscitando il dubbio privano l'uomo (mediocre) del suo bene più prezioso, le "certezze".

    Vennero intentati processi contro Bates per tentare di vietargli la pratica e la propagazione della sua teoria e del suo metodo terapeutico. Tra i testimoni al processo figurò anche lo scrittore Aldous Huxley, il quale era grato a Bates per averlo salvato dalla cecità. Come testimonianza Huxley semplicemente portò dei certificati medici (attestanti il suo precedente stato di quasi cecità) e poi l'effettuazione della lettura ad alta voce e ad occhio nudo di un passo da un libro.

    Per ripagare il debito di gratitudine verso Bates, Huxley scrisse nel 1943 il libro "L'arte della vista" (The Art of Seeing) che è considerato ancora una valida esposizione del metodo Bates ed è più reperibile di altri libri sullo stesso soggetto.

    Nonostante i sabotaggi della medicina "ufficiale" il metodo Bates è stato tuttavia praticato per decenni da oculisti "eterodossi", giacché i critici e gli eretici nel corso della storia non hanno mai cessato di cercare di far progredire l'umanità schiava del pregiudizio.

    È emerso, naturalmente, che qualsiasi causa di irrigidimento dei muscoli extraoculari e quindi di limitato movimento del piano retina è causa di difetti di accomodamento del fuoco, quindi la causa può sì essere, come la maggior parte delle volte è, di natura psicosomatica oppure avente a che fare con una tensione mentale, ma può avere anche altre cause più strettamente fisiche o concause aventi a che fare con lo stato generale di salute dell'individuo.
    Ad esempio un assetto sbagliato della colonna vertebrale causa un irrigidimento dei muscoli delle spalle e del collo che a loro volta causano una diminuzione di afflusso di sangue alla testa che a sua volta causa una minore funzionalità dei muscoli oculari.

    Bates indagò il modo di ristabilire nell'organismo una istintivamente corretta "tecnica" di visione. La parola "tecnica" è fuorviante perché è proprio lo "sforzarsi di vedere" una delle cause della cattiva visione. Tuttavia lo "sforzarsi di vedere" è qualcosa che facciamo senza rendercene conto, e quindi il ristabilimento della giusta visione naturalmente rilassata si ottiene indirettamente, praticando gli esercizi/giochi.
    Successivamente altri autori, partendo dalla teoria Batesiana (l'accomodamento è dovuto non solo al movimento del cristallino ma anche a quello della retina, la miopia è dovuta ad abitudini di visione sbagliate ma che possono essere riportate alla loro naturale efficacia) hanno interpretato la miopia in termini psicosomatici, mettendola in correlazione con fattori emotivi, o con fattori di scarsa salute dell'individuo in generale, ponendo quindi la tensione muscolare in relazione non solo con una "tecnica" di visione "sbagliata" ma con fattori qualsiasi di tensione dei muscoli extraoculari o dei muscoli tensori del cristallino.

    La tensione nervosa si scarica anche sui muscoli tensori del cristallino, un meccanismo frequente di produzione della miopia del miope è che i muscoli tensori del cristallino sono sempre un po' tesi, i muscoli cioè non si rilassano completamente e quindi non si raggiunge mai la messa a fuoco da lontano.
    Questo non rilassarsi ha una spiegazione anche psicosomatica: essere miopi significa "non voler vedere", è una fuga dalle difficoltà, dai dolori della vita. Non a caso chi usa la chirurgia refrattiva spesso dopo qualche anno ritorna a vedere male, il problema non è la forma del cristallino ma una serie di tensioni muscolari e talvolta, dietro queste, un rifiuto inconscio di immergersi nel mondo (in quanto "ostile").

    La mia esperienza personale è perfettemente coerente con quanto affermato dalla teoria batesiana. Rilassandomi la sera posso chiarissimamente avvertire la forte tensione che i muscoli extraoculari esercitano sui globi oculari, è come se un pugno me li serrasse. So per esperienza che di tutti i muscoli del corpo umano fra i più difficili da sciogliere vi sono proprio i muscoli extraoculari. Queste tensioni sono il risultato di decenni e decenni di offese che la vita ha portato alla mia persona (come a tutti), in parte riflesse sui miei muscoli extraoculari (non dite che la teoria non è vera perché voi non avete disturbi della vista: guardatevi meglio, avete l'ulcera, siete ipertesi, avete il colesterolo alto...) e non si dissolveranno in un giorno.

    Tuttavia il porto degli occhiali, ostacolando la mobilità del globo oculare e quindi la sua fondamentale ginnastica quotidiana, non fa che peggiorare la situazione. Chiunque, in una situazione di tensione mentale, si leva gli occhiali e si porta le dita sulle arcate sopraccigliari nei punti noti alle medicine orientali (agopuntura, shiatsu) per la loro connessione col rilassamento dei muscoli extraoculari.

    Nei cinque anni che ho portato le lenti a contatto, dall'aprile 1993 al settembre 1998, la mia vista è migliorata di qualcosa, un quarto di diottria per occhio, mentre fino allora era sempre solo peggiorata, anche in età adulta. Le lenti a contatto infatti sono meno deleterie per la vista degli occhiali, e svariati studi mostrano regressione della miopia nei bambini ai quali vengono applicate le lenti a contatto anziché gli occhiali. A parte le tensioni psicologiche che gli occhiali creano nel bambino, una ragione è dovuta al fatto che gli occhiali "si oppongono" alla mobilità oculare (essendo l'occhio portato a guardare "fissamente" attraverso il punto più nitido, il centro della lente).
    Nei successivi anni in cui ho portato gli occhiali (dal settembre 1998 al marzo 2004) la mia miopia è ritornata ai livelli iniziali e poi è peggiorata ulteriormente (alla visita medica per il rinnovo della patente l'oculista mi ha detto che la correzione degli occhiali non era totale ma sufficiente per guidare).

    È consolante vedere che ora - aprile 2004 - alcune delle fonti che ho consultato in internet, pur non citando espressamente Bates e il suo lavoro, non descrivono più la messa a fuoco come operata unicamente dal cambiamento di forma del cristallino, riconoscendo invece che è l'intero globo oculare che partecipa alla messa a fuoco, e non individuano più nel "globo oculare troppo grande" la causa della miopia.

    Il lettore si chiederà: perché tanto parlare di lenti a contatto? Se sei seguace del metodo Bates, dovresti essere già guarito da te!
    Dovrei, ma ci vuole costanza, metodo, pazienza, capacità di rilassarsi profondamente. Nel frattempo non posso rinunciare a vedere. La mia soluzione di compromesso è di portare lenti a contatto leggermente sottograduate (cioè non con la correzione "piena" del difetto visivo) in modo da continuare ad applicare alcuni elementi della tecnica Bates anche con le lenti a contatto e godere di un lento miglioramento che è sempre meglio che niente. Ripeto che questo non è affatto la stessa cosa che usare occhiali sottograduati, gli occhiali infatti per certe loro caratteristiche sono assai peggio delle lenti a contatto (in particolare, per la tendenza a ridurre la mobilità dell'occhio).

    Bibliografia

    Questi sotto sono alcuni libri che ho letto che hanno a che fare (anche) con la vista. Per riferimenti bibliografici sull'opera di Bates, consultare i siti internet riportati nella sezione
    collegamenti utili. Sulla teoria batesiana, con esercizi:
    Harry Benjamin: Miglior vista senza occhiali, Astrolabio - Ubaldini, Roma, 1972 (ISBN: 88-340-0439-6).
    (traduzione italiana della ventinovesima edizione inglese).
    Titolo originale dell'opera: Better Sight Without Glasses, Health for All Publishing House, Londra.

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    Sulla teoria batesiana e più in generale sulla cura della vista con metodi naturali (approccio igienista e psicosomatico):
    Pierluigi Lattuada: Vedere meglio, come recuperare la vista con metodi naturali, Casa Editrice MEB, Padova, 1985 (ISBN: 88-7669-089-1).
    Note di copertina:
    La particolarità di questo libro è che i problemi della visione sono trattati non da un oculista, ma da un medico psicologo. L'indagine, cioè, non è condotta solo sull'occhio, ma sull'intero individuo. Nella vita frenetica e innaturale che viviamo oggi, siamo abituati a dimenticarci delle esigenze del nostro corpo; a non pensare che ogni stress, ogni fatica, ogni emozione si ripercuoti inevitabilmente sul nostro organismo, e quindi anche sui nostri occhi.
    L'approccio proposto dal dottor Lattuada, risultato di una integrazione di varie tecniche di psicologia umanistica - fra cui sono famose quelle di Reich e di Bates - si basa su esperienze vissute in prima persona e su testimonianze di altri ed è confermato dall'osservazione clinica. Il libro illustra un programma completo di ginnastica ed esercizi per gli occhi e si rivolge a tutti coloro che hanno fiducia nella natura e nel potere di autoregolazione e autoguarigione del nostro organismo. Predisporsi a seguirlo con piena disponibilità vuol dire recare vantaggio non solo alla nostra vista, ma anche al nostro attegiamento verso la vita.

    Pierluigi Lattuada è medico psicologo. Vive e lavora a Milano presso vari centri, occupandosi di terapie psicocorporee e di ricerca transpersonale. È presidente di OM, Associazione per la medicina e la psicologia umanistica.

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    Un bellissimo e godibilissimo libro scritto dall'"inventore" della medicina psicosomatica in forma di "lettere ad un'amica", non è un "noioso" trattato medico scritto in linguaggio specialistico ma un libro pieno di umorismo e di illuminazioni folgoranti:
    Georg Groddeck: Il libro dell'Es, lettere di psicoanalisi a un'amica, Adelphi, Milano, 1966 (ISBN: 88-459-0777-5).
    Titolo originale: Das Buch vom Es, Psychoanalytische Briefe an eine Freundin, © 1961 Limes Verlag, Wiesbaden.
    Note di copertina:
    Il più divertente, scintillante e malizioso fra i classici della psicoanalisi.

    <<Norman Douglas distingueva gli scrittori in due categorie, a seconda del loro atteggiamento verso la vita: nella sua scala di valori, gli uni dicevano sì alla vita, gli altri la negavano. Groddeck era, fino in fondo, uno di quelli che dicevano di sì. La sua forza e la sua tenerezza dovrebbero ancora oggi commuovere ciascuno di noi, poiché di lui abbiamo ancora, sempre, bisogno. Eccolo a voi!>>. Lawrence Durrell.

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    Questo e il libro che segue sono due dei molti libri scritti da Shelton, medico negli anni '30 che ha fatto rivivere la tradizione ottocentesca dell'igienismo, o igiene naturale.
    I titoli accademici del Dott. Sheltono sono: D.P., N.D., D.N.T., D.N.Sc., D.N.Ph., D.N., Litt., Ph.D, D.Orthp. (li riporto giusto perché sia chiaro che non sto parlando dei consigli della nonna).
    L'igienismo è un sistema di idee che non ha, come alcuni pensano, lo scopo di fare condurre all'individuo una vita lunga ma sacrificata, privandolo dei "piaceri" della vita (fumo, cibo, sesso...) per renderlo un longevo vegetale. Al contrario, l'igienismo mira alla costituzione di una salute fisica e mentale perfetta che sola consente di godere appieno della vita, non si tratta di aggiungere anni alla vita ma di aggiungere vita agli anni (cominciate col levare il fumo dalla lista dei piaceri, però ;-) ).

    Volendolo condensare brutalmente, l'igienismo è una teoria medica i cui assunti fondamentali sono:

    - cibo sano, vita sana, pensieri sani (la salute non dipende da quanti grammi di carboidrati, proteine, grassi vengono introdotti nel corpo. La nutrizione e in genere la salute non è un processo industriale, questo metto dentro e questo tiro fuori);

    - per quanto riguarda la parte "cibo sano": la carne è un alimento inferiore, i cibi raffinati (non integrali) sono alimenti inferiori, la corretta combinazione dei cibi è fondamentale;

    - il corpo si guarisce da sé. La maggior parte delle malattie che la medicina tradizionale considera incurabili o cura con scarso successo sono curabili dal corpo stesso, purché lo si metta in condizione di guarirsi (cibo sano, vita sana, pensieri sani). La cura non viene mai da fuori (sotto forma di pillole, iniezioni, supposte), la cura viene da dentro, è un "processo" non è una "sostanza". L'atteggiamento comune dell'uomo come del medico è di accontentarsi del farmaco che allevia i sintomi senza estirpare le cause del male e quindi senza guarire il male. Ci si aspetta che la cura venga da fuori, dalla "pillola" che "fa bene". Anche chi tende a limitare l'uso dei farmaci per sostituirli con sostanze naturali è comunque spessissimo alla ricerca della "pillola" che viene da fuori e guarisce (che sia il miele, lo yogurt, la pappa reale, il ginseng o altra sostanza). Ha cambiato tipo di farmaco ma è rimasto ancorato all'idea di "medicina". Questo atteggiamento è dovuto al fatto che l'uomo, in generale, non sperimenta le enormi capacità di recupero del proprio organismo.

    - il più formidabile strumento che il corpo ha a disposizione è il digiuno terapeutico. Sotto controllo medico, il paziente effettua digiuni totali (assume solo acqua, nient'altro) secondo certi criteri di durata che sono ovvii e semplici da capire (basta saper ascoltare il proprio corpo, cosa tuttavia non facile ormai per molti, il che rende necessario il controllo medico). L'uomo effettua il digiuno naturalmente quando è malato, così pure fanno gli animali. Quanta fame avete quando avete l'influenza? (Il medico vi dice che dovete "sforzarvi di mangiare". Nella vita dovete scegliere se dare retta al medico o al vostro corpo).


    I libri che seguono hanno una traduzione a volte un po' scadente, ma mai veramente incomprensibile.
    Herbert M. Shelton: Nutrizione superiore, Igiene Naturale Srl, Gildone, Campobasso, Tel. 0874 56127-56215-56254.
    Note di copertina:
    Il Dott. Shelton ha insegnato alimentazione e nutrizione a migliaia di persone sin da quando iniziò a scrivere i primi articoli e a pubblicare i primi libri, molti anni fa. Ciò che asseriva allora è ancora vero oggi, dato che i principi fondamentali della nutrizione non cambiano. Un principio è una verità eterna, invariabile, immutabile, inviolabile e irrevocabile; e poiché l'Igiene Naturale è basata su verità fisiologiche, è eterna, e cambia solo nei dettagli, in relazione ai mutamenti patologici negli esseri umani causati dall'inquinamento circostante.
    Esistono, al giorno d'oggi, critici che sostengono che l'Igiene Naturale non funziona. "Non tutti possono mangiare la dieta del paradiso", essi rimproverano. Essi non capiscono che il nostro apparato digestivo è il più abusato del nostro corpo, e poichè la nostra salute generale si deteriora, ogni organo del corpo ne soffre, soprattutto i più provati, lo stomaco e gli intestini. Di conseguenza, la capacità digestiva si indebolisce e si diventa incapaci di digerire frutta fresca e verdura senza un qualche dolore, flatulenza, diarrea o qualche altro sintomo sgradito. Bisogna prima digiunare o osservare una stretta dieta igienica, finché le facoltà digestive non migliorano. Senza riguardo alle idee sbagliate di coloro che hanno scarsa conoscenza dell'Igiene Naturale, questo sistema di vivere e di alimentarsi ha la sua efficacia nel produrre uno stato di salute superiore in persone con normali strutture e funzioni. Coloro che hanno avuto asportate parti del loro stomaco e dei loro intestini, non possono aspettarsi di avere la sana digestione di individui robusti con tutti gli organi digestivi intatti. Allo stesso modo, chi ha irritazioni gastriche o intestinali, infiammazioni, o ulcere, può avere la stessa capacità digestiva zoppicante di colui che è senza stomaco. Tuttavia, chi ha ancora tutti gli organi digestivi intatti può ritrovare la salute se persiste in un corretto modo di vivere. Colui che ha lo stomaco malato può fare piccoli progressi, ma dovrà fare molta attenzione alle proprie abitudini alimentari. Di che cosa si compone la nutrizione? È chiaro che l'antica credenza che il cibo e la nutrizione siano la stessa cosa è un modo di pensare che deve essere completamente abbandonato. Una cosa è mangiare una quantità di buon cibo ed un'altra è impostare una buona nutrizione. Ogni giorno possiamo osservare come in effetti sia una realtà il fatto di essere in grado di ingerire in gran quantità del buon cibo, ma come sia poi totalmente diverso il fatto di ricavare da esso le energie necessarie. Il cibo costituisce uno dei materiali con cui si compiono i processi nutritivi. L'acqua e l'aria sono gli altri. Ma nessuno di questi - né da solo né insieme agli altri - costituisce la nutrizione. Questa, infatti, consiste in un processo complessivo di crescita, sviluppo e rinvigorimento e si può migliorare solo sviluppando la capacità di organizzare un'alimentazione migliore.
    Già vendute oltre 2.000.000 di copie nel mondo!!
    ***

    Herbert M. Shelton: Il digiuno può salvarvi la vita, Igiene Naturale Srl, Gildone, Campobasso, Tel. 0874 56127-56215-56254.
    Note di copertina:
    Il digiuno deve essere riconosciuto come un processo fondamentale e radicale ed è il modo di assistenza più remoto perché impiegato sul piano dell'istinto e usato sin da quando la vita apparve sulla terra. Il digiuno è il metodo attraverso il quale la natura si libera dei "tessuti malati", degli eccessi nutritivi, degli accumuli dei prodotti di scarto e delle tossine. Nessun'altra cosa riesce ad eliminare tutto questo tanto bene quanto fa il digiuno.
    Esso permette il processo di rinnovamento ed allontana i processi degenerativi dando come risultato uno standard di salute veramente alto.
    Ci sono poche condizioni patologiche che un digiuno prolungato non possa aiutare; in molte condizioni disperate esso rappresenta l'unica speranza. Qualsiasi condizione reversibile, e anche molte altre ritenute irreversibili, può essere vinta.
    Il digiuno è un processo naturale, non difficile o misterioso e non provoca veri problemi o pericoli. Quando viene paragonato all'uso di medicinali potenti e procedure chirurgiche, che sono entrambi trattamenti di vita e sempre pericolosi, il digiuno è sempre una procedura moderata. È importante che i digiuni prolungati vengano condotti correttamente sotto un'assistenza appropriata. Anche digiuni molto brevi provocano risultati migliori se condotti sotto condizioni ideali, incluso l'interruzione ed il seguito.
    Il Dott. Shelton, che ha assistito circa 100.000 digiuni di persone di tutte le età, gruppi e condizioni rappresenta senz'altro un'autorità in questo campo ed è certamente l'uomo più adatto a poter scrivere un volume di questo genere.
    Il concetto popolare circa il fatto che non possiamo guadagnare forza e resistenza se non mangiamo è completamente sbagliato. Fin tanto che persisterà questa illusione, migliaia di persone andranno incontro ad una morte prematura.
    Cibo e nutrizione non sono sinonimi. Non si è nutriti dal cibo che si mangia, ma in proporzione alla quantità di cibo che si digerisce e si assimila.
    Nel corso dei secoli l'uomo ha digiunato ed ha riguadagnato la salute e la tranquillità oltre ad aver capito ed intrapreso un nuovo modo di vita. Recentemente in America si è riservato molto interesse ed attenzione agli splendidi risultati a cui ha portato e porta il digiuno.

    La preservazione della vita può dipendere da un corretto sistema di vita chiamato igiene naturale. Il digiuno è solo una fase di questo sistema. Se usato in modo appropriato ed assistito da una persona qualificata, il digiuno può salvarvi la vita!.
    Vendute oltre 2.000.000 di copie nel mondo.

    Collegamenti utili

    Assottica
    Federottica
    oculistainrete.it
    italiasalute.it - Oculistica
    oculista.it - Lenti a contatto
    Informazioni sulle lenti a contatto siliconiche (in inglese)
    Vediamoci.it
    Produttori di lenti a contatto
    I produttori di lenti a contatto sono molti. Questi sotto sono solo i siti di alcune delle marche più diffuse

    Bausch & Lomb, sito italiano I siti della Bausch & Lomb sono di gran lunga i più informativi riguardo i propri prodotti. Ad es. di ogni lente viene riportato materiale, percentuale d'acqua, Dk, Dk/t, tecniche di disinfezione utilizzabili e vari altri dati di geometria, dimensione, spessore. Peccato che manchino informazioni su svariati prodotti.

    CIBAVision, sito italiano

    CooperVision (sito statunitense, quello italiano è in preparazione)

    NB Se si punta a www.proclear.com cercando informazioni sulle lenti di biopolimeri si viene reindirizzati al sito CooperVision, si scegla la versione statunitense, prodotti, linea ProClear. Il sito CooperVision è uno dei meno informativi in assoluto.

    Johnson & Johnson Vision Care, sito italiano

    Schalcon, sito italiano

    Zeiss divisione oftalmica, sito italiano

    Opinioni di consumatori
    Sezione "lenti a contatto" di www.it.ciao.com

    Sezione "lenti a contatto" di www.dooyoo.it
    Acquisto su internet di lenti e liquidi
    www.lensonline.it

    www.eyesonline.it

    www.lenservice.com

    Questi sotto stranieri. Alcuni spediscono anche in Italia. Utili comunque per comparazione modelli, prezzi, caratteristiche

    www.lenses-price-comparison.com - sito che fa comparazione di prezzi (in inglese)

    www.lenscatcher.com (in inglese)

    www.lensmart.com (in inglese)

    1 800 Contacts sito discretamente informativo (in inglese)

    Ortocheratologia
    Articolo su www.solaris.it

    AlessandroMugnai.net

    www.olent.it

    Ortho-k.net (in inglese)

    Metodo Bates
    MetodoBates.it

    Centralfixation.net (in italiano)

    VistaPerfetta.it